martedì 21 novembre 2017

Conclusioni del convegno “La Terra. Lascito dei genitori o prestito dei figli?"- Note critiche

di Alessandro Cantarelli


CONCLUSIONI del convegno “La Terra. Lascito dei genitori o prestito dei figli? Le contraddizioni del processo di evoluzione e trasformazione dell’agricoltura italiana.”Istituto “Alcide Cervi”-Biblioteca Archivio “Emilio Sereni”.


Fig.1. Una giovane donna alla guida di un nuovo modello di trattore, trainante una moderna rotoimballatrice in prova: un’immagine femminile diversa da quelle più propriamente “vanity”, proposte sui media/social. L’innovazione e la conseguente modernizzazione in agricoltura, contribuiscono a creare un’agricoltura maggiormente attrattiva per le giovani generazioni, rispetto ad un non lontano passato.Fotografia realizzata nel corso di un’iniziativa dedicata alla presentazione di nuove attrezzature per la fienagione, nella pianura bolognese. Foto Cantarelli.

Le conclusioni dei lavori ricorderanno bene i presenti, dovevano essere tenute dall’Assessora all’Agricoltura Simona Caselli della Regione Emilia Romagna. In sua sostituzione fu mandato invece un funzionario facente parte della sua segreteria. Ebbene in questo contesto di studio, unico nel suo genere¹  e davanti ad una composta platea che per tutta la mattinata si era mostrata attenta ed interessata, il solerte funzionario stroncava con determinazione l’efficacia dei contributi precedenti. Diceva di essere rimasto colpito dal fatto che –a suo dire-, il titolo centrale del convegno “La Terra…” era stato focalizzato solo marginalmente. Forse era lui a non avere sufficientemente inteso il significato alquanto ampio, al quale si riferisce il termine Terra.
D’altronde nessuno dei Relatori si era soffermato sulle prospettive offerte dalle colture idroponiche, per il soddisfacimento delle richieste alimentari: mancando il terreno tra i fattori di produzione di questo tipo di coltivazione (che rimane essenzialmente orticola), si sarebbe un poco andati fuori tema e ad oggi (ma anche per il futuro prossimo), la stragrande maggioranza della produzione agraria si ritiene vincolata all’utilizzo del suolo.
Colpisce l’osservazione del politico, perché neanche a fare finta di non vivere nel Paese –solo per citare alcuni esempi eclatanti -, nel quale nell’estate altrettanto siccitosa del 2003, in osservanza alla legislazione fortemente restrittiva verso il progresso scientifico (voluta suo tempo dall’ex ministro Pecoraro Scanio), sono stati distrutti per decreto della Regione Piemonte (gov.re Ghigo), oltre 380 ettari di mais perché sospetti o.g.m. (sorge un dubbio legittimo: non è che si era trovato il modo di distruggere mais convenzionale inquinato da micotossine?), dove – quest’episodio come il seguente é stato richiamato nell’ intervista a Saltini -, si è intimato ad un professore universitario della Tuscia nel giugno 2012 di estirpare e bruciare, sempre per decreto regionale (gov.ra Polverini), il proprio frutteto sperimentale (dal quale erano derivate pubblicazioni su riviste internazionali, essendo stato il primo frutteto biotech italiano), oppure dove alcuni coraggiosi agricoltori friulani hanno visto distruggere nel 2010 il proprio mais da attivisti di sedicenti associazioni ambientaliste, che indossavano una tuta antiradiazioni (creando con la “divisa” un forte impatto mediatico e consentendo loro di non essere identificati). A cercare negli archivi delle notizie, più sfumata la posizione dell’allora gov.re Tondo mentre invece si trovano nette quelle dell’ex ministro Zaia (allora ed attuale gov.re del Veneto), a favore degli attivisti con metodi da squadristi. Si evidenzia da questi gravi episodi (non esaustivi nell’atlante della stregoneria nazionale), la trasversalità del mondo politico sul comune sentire gastronomico-ambientalista. Tra’ l’altro, perché questi facinorosi non li si era visti –per tempo-, a protestare nelle Terre dei Fuochi anziché in Friuli? Lo sanno che in quelle terre vi sono andati a finire anche parecchi rifiuti del Nord Italia?
Nel paese nel quale la prima impresa per fatturato si chiama Mafia (o mafie nelle diverse declinazioni regionali), che con enormi disponibilità di capitali continua a fagocitarsi ed inquinare il territorio (in tutti i sensi), gli episodi riportati, al di là delle oggettive ed infamanti responsabilità, sono i frutti malati della stagione referendaria del 1993, che voleva abolire il Ministero dell’Agricoltura (il vecchio M.A.F.), con il risultato di avere delegato alle Regioni la potestà legislativa su questioni fino ad allora nazionali (l’on. Pannella promotore del quesito referendario, ricordato da tanti come icona dei diritti civili, ha grandi responsabilità per questo sfascio della politica agraria nazionale con il conseguente appesantimento burocratico, manifestatosi con un continuo crescendo in tutti questi anni). Ed intanto la ricerca agraria italiana (lo sottolineava anche il Prof. Stanca dell’Accademia dei Georgofili, nel riportare i dati sugli investimenti di Germania e Francia per il miglioramento dei cereali), fa sempre più fatica a tenere il passo con quella internazionale (siamo diventati così un Paese per tanti aspetti “slow”), dovendosi scontrare con dei blocchi alla libertà di ricerca e sperimentazione (ma anche coltivazione), molto pesanti.
Ebbene il funzionario regionale, spiegava che tutto sommato bisognava pure finirla a rimestare certe polemiche, in quanto, testuali sue parole “certe contrapposizioni, così come certi “totem” vanno superati”.
A proposito, tra’ i “totem” da superare, vi è anche quello del “Tiramisu’²”?
E' esattamente il modo di fare politica oggi: i problemi non si affrontano, semplicemente si ignorano e l’importante, come insegna certa scuola fiorentina (quella non accademica, per intendersi), è “stare sereni”. Se qualcuno intendesse affrontare le questioni seriamente, in mancanza di argomenti lo si dileggia, se addirittura qualcun altro, per sventura, ci dovesse prendere male (rese agrarie che diminuiscono o inquinate da parassiti, così come le ricerche sacrificate ma approvate e finanziate con fondi pubblici), embè peggio per il malcapitato. Bisognerà poi chiedersi perché la gente vada sempre meno a votare, purtroppo ma immancabilmente da una tornata elettorale alla successiva. Nell’accorato intervento, anche se non è dato a sapere se a titolo personale o su mandato “ufficioso” (ma egli non doveva rappresentare l’Istituzione regionale?), diciamolo apertamente non si faceva fatica a scorgere in controluce le posizioni di un mondo che si rifà alla tutela gastronomica (siamo nell’epoca in cui famosi chef, alcuni assurti a veri e propri showman, sono incredibilmente interpellati anche su questioni di politica agraria, agronomia e zootecnia), nonché di un certo credo ambientalista-animalista, sempre pronto e a prescindere a processare l’agricoltura. Sono in parte anche le tesi della nota organizzazione professionale che intenderebbe essere l’unica voce di rappresentanza del comparto agricolo. La stessa che con determinazione, ha difeso nel 2004 la riforma che ha fortemente ridimensionato il settore bieticolo saccarifero in Italia, sotto l’egida dell’allora ministro, poi sindaco di Roma Alemanno. A distanza di oltre dieci anni, agli agricoltori soprattutto della pianura padana sarebbe interessante chiedere di tracciare un bilancio su quella scelta; un significativo contributo su questa vicenda viene offerto dal Guidorzi³.
Il funzionario regionale diceva di non essere stato in alcun modo d’accordo sugli esempi e sulle prospettive di innovazioni presentate, aggiungendo che in realtà le vere innovazioni sarebbero altre -rimanendo però sul vago-, perché sui buoni propositi –questo lo aggiungiamo noi-, possiamo anche essere tutti d’accordo (ma su talune posizioni va ricordato, non mancano comunque le voci critiche⁴⁻⁵). Lo siamo certamente sul fatto che il requisito della qualità dei prodotti sia imprescindibile e che questa anzi, possa essere considerata anche un fattore di distintività oltre che di civiltà alimentare.
Potendo il concetto di qualità comprendere diversi significati e connotazioni alquanto soggettive, allora anche su questa caratteristica bisogna alla fine intendersi⁶⁻⁷. Ma se è vero, soprattutto nei paesi industrializzati e per alcune colture, che si produce più di quanto effettivamente necessiti, è altrettanto vero che ci si nutre anche di più (si consideri il problema dilagante dell’obesità, giovanile e non): ci si permette però di fare osservare che i paesi in cui si presentano queste dinamiche, sono quasi sempre quelli a crescita demografica nulla. In presenza invece di una popolazione mondiale crescente, come avviene soprattutto nei paesi poveri o in via di sviluppo, chiudere il discorso con un “produciamo già troppo”, è un assunto che può portare a gravi conseguenze, come il sostenere che bisogna puntare unicamente sulla qualità delle derrate, dei prodotti e non sulla quantità. Ci si permette di fare notare al riguardo, che la bilancia agroalimentare italiana chiude oramai da alcuni anni il proprio bilancio con un deficit di circa 10 miliardi di €, necessitando le nostre aziende ed industrie agrarie -sulla base degli ultimi dati disponibili-, circa il 40% del fabbisogno in mais, fino al 40% di grano duro e, a seconda delle annate anche fino al 70% di quello tenero; d’oltre l’80% della soja e del 50% delle carni. La lista potrebbe continuare anche per gli altri generi alimentari⁸.
E’con tutte queste derrate, queste commodities che si realizzano i migliori prodotti agroalimentari, molti di essi a qualità certificata, simboli del made in Italy nel mondo. Il politico parlava di un convegno sull’innovazione tenuto in California, ma sarebbe stato interessante potergli chiedere sulle caratteristiche dell’agricoltura di quella regione, dove -find o to refind food a parte, per riallacciarsi al suo intervento-, quello che passa da Davis e Berkeleynon è considerato come un semplice dettaglio. La suggestione dell’uomo che arriva ad alimentarsi di preparati sintetici, di pillole, prescindendo completamente dai prodotti della terra e dell’allevamento, a dire il vero non è poi argomento tanto nuovo⁹ (si riportano le vignette di Athelstan Spilhausche hanno segnato un’epoca, figg. 2 e 3); lo stesso Vittorio Niccoli (ingegnere e fisico toscano di fine Ottocento), grande esperto di cose agrarie, riteneva che una storia generale dell’agricoltura avrebbe dovuto dividere il tempo in quattro fasi, l’ultima quella dell’agricoltura scientifica ed industriale, con la diffusione delle tecnologie chimiche e biologiche capaci, senza ricorrere al suolo ed alle piante, di realizzare i prodotti sintetici indispensabili alla sopravvivenza della specie umana¹⁰.
Un’attenta rilettura critica dell’opera del Niccoli e delle previsioni assolutamente immaginarie per l’epoca in cui sono state formulate, dove la chimica sottrarrebbe all’agricoltura il compito di produrre gli alimenti essenziali, rendendo così possibile la devoluzione di una quota ingente dei suoli a destinazioni ricreative, è stata formulata da Antonio Saltini¹¹.
Scrive infatti quest’ultimo: “(…), la cruda constatazione, già all’alba del nuovo Millennio, dell’insufficienza delle produzioni agricole del Pianeta, dopo la luminosa ma fugace stagione delle eccedenze alimentari (negli anni Ottanta del secolo scorso,), con il riaccendersi, tra i membri della collettività internazionale, della sorda competizione per il controllo delle risorse alimentari del Globo”.

Fig. 2. Scongiurata la profezia (o la suggestione?), ad oltre trent’anni dal 1986, che la maggior parte del cibo sarebbe stato prodotto sinteticamente, sono state invece postulate sedicenti forme di “democrazia diretta...”. Da: edizione del 26/12/1965 del Sunday, comic strip “Our New Age”.


Fig. 3. Da: edizione del 14/11/1965 del Sunday, comic strip “Our New Age”.

Ci troviamo invece agli albori della cosiddetta agricoltura celeste¹², per il rifornimento di cibo, acqua e ossigeno da garantire ad un equipaggio umano che intendesse effettuare un lungo viaggio interplanetario: siamo infatti nell’epoca delle esplorazioni spaziali e nel prossimo futuro si prevedono ulteriori avanzamenti. A tal fine, i sistemi CELSS (Controlled Ecological Life Support System), sono piccoli ecosistemi di tipo chiuso, in cui tutto si trasforma e si riutilizza, ed il riciclo dei rifiuti rigenera in modo continuo quanto serve al sostentamento dell’equipaggio. Ma come riporta il Giardini, se “l’agricoltura celeste bussa timidamente alle porte, per coltivare le stelle…dovremo aspettare”.
Quello che invece può considerarsi come un lascito di EXPO, almeno nei riguardi della cultura gastronomica italiana, è che per fare fronte alle crescenti richieste alimentari, ci si possa/debba cibare di insetti nel prossimo futuro. Il nostro facente funzione dell’assessore, nel dire di superare certi totem, alludeva, forse, anche a questa nuova moda alimentare?
In caso affermativo prego, favorisca pure per primo. Qualcuno ha anche osservato che in periodi di crisi, in aiuto al politico arriva il dietologo: a chi si trova in difficoltà economiche, gli si spiega che il consumare gli alimenti meno costosi…, si guadagna in salute e, a livello psicologico la frustrazione da privazione obbligata, risulta attenuata. L’acquisto è così dettato da necessità salutistiche e non da quelle del portafoglio e, gli occhiuti clienti in bottega non possono giudicare. E così se si fatica a trovare sui media degli spazi dedicati ad una valida divulgazione scientifica, non così può dirsi per queste nuove tendenze culinarie¹³. Lasciando pure postulare (e praticare: i gusti sono d’altra parte insindacabili…), l’entomofagia ai seguaci di nuove mode, rimane tuttavia irrealistico il pretendere di presentare abitudini alimentari sideralmente lontane dalle nostre, come la cosa più naturale di questo mondo, magari con la pretesa di avere trovata una valida alternativa alle fonti proteiche tradizionali. Nella Bibbia, troviamo che Giovanni detto il Battista nel deserto si cibava di miele (un ottimo alimento, ma oltretutto si suppone ragionevolmente che ignorasse l’uso di tuta ed affumicatore per procacciarselo) e locuste, anche allora a sottolineare che non se la passava poi molto bene. Ed è sempre in questo importante ed antico testo, che ci è dato a sapere che il Lolium temulentum comunemente noto come “zizzania”, inquinava il grano: il rinettamento dalle malerbe per assicurarsi raccolti abbondanti, anche allora era una pratica necessaria per la sopravvivenza dell’intera comunità e,sulla purezza del raccolto (ora si direbbe: purezza varietale), non si doveva fare confusione pena gravi carestie o ricadute negative sui commerci. Ai nostri giorni invece di confusione sembra essercene parecchia e, complice l’abbondanza di cibo nella nostra società¹⁴ (ma questo non è forse un grande merito della moderna agricoltura?), ecco che vengono anteposti i “grani antichi” a quelli sedicenti “radioattivi” (come la var. Creso), oppure come si riportava poco prima, vi è chi vorrebbe introdurre una nuova proteica “alternativa” (al momento e per fortuna, le nostre ASL stanno mettendo un freno alla fantasia di qualche noto chef blasonato).
Ma la fantasia non ha limiti (sapendo di potere comunque contare su una dispensa sempre piena), ed allora vi è chi assume quegli integratori alimentari necessari per sopperire ad una dieta per libera scelta sbilanciata (vegani):in questi ultimi casi non si fa fatica a scorgere addirittura delle moderne forme di neopaganesimo o di cultura hippy. D’altra parte, in tempi di grande smarrimento etico-sociale quale quelli attuali (si dice che non ci sono più le ideologie di una volta e le religioni tradizionali fanno meno presa), certi vuoti che si possono creare ognuno cerca di riempirli come può. Per non parlare delle neo-crociate alimentari contro singoli alimenti o prodotti; valgano tra i tanti esempi eclatanti, come quelli contro il latte vaccino o lo zucchero di barbabietola imputati, tout court, di “fare male¹⁵⁻¹⁶”. Teoremi a parte, notevoli prospettive per quanto attiene il miglioramento delle proprietà degli alimenti, è invece offerto dallo sviluppo della nutraceutica (=tutti quegli alimenti e prodotti alimentari con potenziali applicazioni mediche ed effetti benefici per la salute) e della probiotica (sviluppo di alimenti contenenti microrganismi selezionati, come ad es. il lattobacillo, che colonizzando la microflora intestinale sono in grado di apportare effetti benefici all’intestino stesso, quindi allo stato di salute generale¹⁷⁻¹⁸).
Lottando quotidianamente contro i pregiudizi creati dai ripetuti allarmi lanciati sui media, il più delle volte infondati (emblematico al riguardo il caso della fish berry, approfondito negli interventi precedenti), la maggior parte degli agricoltori e dei ricercatori continuano a fare il loro mestiere con passione ed in stretto rapporto, contrariamente a quello che una certa vulgata anti-scienza (o anti progresso), vorrebbe fare credere. Tanto più quando l’attività agricola viene svolta in un territorio paesaggisticamente pregevole e, si spera libero dall’interferenza delle mafie (quindi dalle loro speculazioni e dai loro rifiuti tossici): come è emerso dall’intervento del Turus queste sono le vere emergenze nazionali, quando si parla di Terra!
A dire il vero, anche un paio di mesi prima dell’appuntamento reggiano, più precisamente alla Fiera millenaria di Gonzaga dove ero stato invitato per un contributo¹⁹, al termine dell’esposizione di tutti i relatori si alzò dalla platea un signore (mi fu poi riferito che i suoi interventi sono frequenti, nei convegni della zona), che nel momento in cui prese il microfono, espresse parimenti la sua totale contrarietà alle tesi esposte, pubblicizzando a più riprese la propria pagina di Facebook, verosimilmente celebrativa della “bella campagna di una volta”, prima che questa fosse rovinata dalle diavolerie dei diserbanti, concimi, antiparassitari (e da ultimo i famigerati o.g.m.), ecc.
Che dire allora? Innanzitutto che il compito di ogni studioso è quello di seguire la ricerca e le verità scientifiche, non le mode, le suggestioni o le convenienze politiche del momento. Le ciclopiche fatiche in campagna di un tempo (e della ridotta disponibilità nella scelta degli alimenti, in campagna ma anche in città), l’aspettativa di vita media più ridotta, l’elevata mortalità infantile (anche per denutrizione), il lavoro minorile, difficilmente vengono ricordate dai nostalgici di una tipologia di campagna, che forse è esistita solo nella loro immaginazione. Per dirla con Bressanini può essere che il più delle volte, quello che si rimpiange non è il sapore di un alimento, bensì quello della giovinezza passata²⁰. Non si vuole con questo negare, come riporta in un suo contributo –in parte autobiografico-, lo scienziato Francesco Salamini che quelle comunità rurali “esprimessero valori forti: religiosità, solidarietà, onestà sul lavoro, attenzione al povero; ma nella sua quotidianità la vita era culturalmente scarsa, vaga e sconosciuta l’idea del mondo, casuale o quasi la capacità di disegnarsi un futuro o una professione fuori dai campi²¹”.
Un’altra scienziata, la senatrice Elena Cattaneo interlocutrice attenta anche per la presente giornata, nel corso di una recente iniziativa all’Università di Parma, ha affermato che “lo scienziato non deve cercare mai compromessi con ciò che studia (…), così come scienziati ed intellettuali devono fare da sentinella contro chiunque cerchi di condizionare i risultati che emergono dalle ricerche, solo perché ritenuti scomodi²²”. Dobbiamo d’altra parte anche a figure come lei, se un clamoroso falso scientifico, che nella fattispecie riguardava proprio il settore agrario, non ha avute l’enfatizzazione e la spettacolarizzazione sperate.
Vi sono infatti delle testate che non si fanno scrupolo a pubblicare notizie non adeguatamente verificate alla fonte (oppure al contrario, non pubblicarne altre: l’esempio puntuale per l’intervistanon pubblicata del Prof. Saltini), contribuendo così alla disinformazione: nel tempo si può così pensare di orientare la pubblica opinione, nel verso voluto dal/i portatore/i di interessi²³. Se non altro, nelle antiche cascine di un tempo,per diventare e mantenersi Fattori, il requisito basilare era quello della conoscenza dei singoli fattori di produzione e della competenza. Come è scaturito dai contributi precedenti (in particolare quello di Sassi),  spesso l’immagine dell’agricoltura che appare sui media è fornita da parte di chi non è agricoltore. Sia aggiunga che parimenti l’immagine della scienza agraria può apparire distorta per chi non ha alcun rapporto con le strutture di ricerca, che sono invece al servizio degli agricoltori. Il risultato è che spesso si crea un’immagine di agricoltura (e della ricerca agraria), non corrispondente alla realtà. Per dirla come alcuni autorevoli studiosi²⁴, l’avanzamento della verità scientifica non è di per sé morale o immorale; tali aggettivi vanno riservati all’uso che se ne fa. Così come è bene distinguere tra progresso scientifico inteso come avanzamento delle conoscenze e, progresso tecnologico dovuto all’applicazione di queste conoscenze. Al punto in cui siamo, aggiungono, vi è da ritenere che l’approfondimento e l’avanzamento delle conoscenze nel campo della biologia, non possano essere arrestati²⁵.
Più si appongono degli ostacoli alla ricerca pubblica (per mancanza di fondi o per disposizioni legislative), più questa viene indebolita a tutto vantaggio della ricerca operata di quelle multinazionali (che di fondi ne hanno a disposizione di più), che solo a parole certi attivisti ambientalisti dicono di volere combattere. Per un solo momento immaginando un dialogo ipotetico, chissà cosa avrebbero potuto suggerire ai presenti i sette fratelli Cervi, in particolare Aldo, Gelindo e Ferdinando. Loro che negli anni trenta del secolo scorso (un periodo storico si ricordi, nel quale l’analfabetismo nelle campagne era a due cifre percentuali!), erano abbonati alle riviste specializzate di agricoltura ed apicoltura, oltre che essere eccezionalmente attenti alle novità del settore! Quelle riviste furono fortunatamente conservate, potendo così essere mostrate nella Casa-Museo assieme agli attestati conseguiti dal padre e dai fratelli, per i corsi di divulgazione e pratica agraria tenuti dalla locale Cattedra Ambulante di Agricoltura (divenuta nel “ventennio” per Regio decreto, Ispettorato Agrario Provinciale): anche per questo motivo lo stesso patriarca Alcide definì la sua, una famiglia di “contadini di scienza²⁶”.
Nell’ultimo secolo i progressi nelle scienze agrarie sono stati notevoli ma, il cammino che ha condotto alla definitiva acquisizione nelle campagne delle scoperte dei ricercatori, se da un lato ha esercitato in schiere di studiosi un notevole fascino, riservando loro notevoli soddisfazioni, per tanti altri è stato sicuramente tortuoso, non immune da fallimenti, ostacoli e frustrazioni di diversa natura, sfociati in alcuni casi in veri e propri episodi di discriminazione, quand’anche di natura criminale. Nikolaj Vavilov (universalmente riconosciuto come uno dei più grandi agronomi di tutti i tempi), finì miserabilmente i propri giorni in carcere, per il solo fatto di non essere entrato nelle simpatie di Trofim Lysenko (l’agronomo di fiducia di Stalin), il quale non poteva ammettere che alcune caratteristiche genetiche risultassero trasmissibili in maniera inalterata dalla propaganda politica. Quindi impermeabili a quella generalità di fattori e condizionamenti esterni, essenziali invece per forgiare l’homo sovieticus. Sui protagonisti di questa tragica vicenda, è d’altra parte noto il giudizio della storia della scienza²⁷⁻²⁸. Ci sarebbe piaciuto portare direttamente alla conoscenza di questa tragica vicenda i politici del territorio, per potere riflettere sugli orrori e sui danni,al fine di trarre utili insegnamenti per l’attualità ed il futuro.
Cambiando invece continente e per fornire un altro esempio significativo nella storia della scienza, si riporta la scoperta dei trasposoni nel mais ad opera di Barbara McClintock (premio Nobel per la Medicina nel 1983²⁹), inizialmente non molto considerata nei suoi studi, per il solo fatto di essere ricercatrice donna, una figura decisamente insolita per quei tempi³⁰⁻³¹. Un percorso altrettanto affascinante ma apparentemente meno problematico è stato invece quello di un altro leggendario grande scienziato, quel Norman Borlaug³² (premio Nobel per la Pace nel 1970), le cui “creature” coltivate a pieno campo esercitarono un grande beneficio per la sicurezza alimentare dell’umanità intera,essendosi rivelate di capitale importanza in questi ultimi cinquant’anni. Dovrebbero perciò fornire adeguate argomentazioni i seguaci di Rudolf Steiner ed Ehrenfried Pfeiffer le cui teorie e prassi (formulate a partire dal 1924, non proprio le ”ultime”novità quindi), appaiono più come una conseguenza di un atto di fede, di un ragionamento filosofico, anziché di un approccio -almeno nella maggior parte dei casi-, che possa definirsi autenticamente scientifico³³⁻³⁴⁻³⁵⁻³⁶. Ben difficilmente riusciranno a fornire risposte soddisfacenti agli interrogativi che sono stati posti in questa giornata, in primis come sfamare una Terra con oltre 9,5 miliardi di persone andare al 2050³⁷. Le prospettive offerte dalle scienze agrarie sono pertanto state presentate in questa giornata:rispetto ad un non lontano passato, ne deriva un più stretto e vitale rapporto delle stesse, a partire dalla scienza agronomica, con la scienza ecologica,nel formulare i futuri traguardi evolutivi per l’agricoltura³⁸⁻³⁹⁻⁴⁰. Non si può non osservare però, che se la crescita economica dell’Italia è stata in questo ultimo decennio inferiore alla stessa media europea, forse tutti gli ostacoli frapposti alla ricerca pubblica e biotecnologica in particolare, non possono avere sortito effetti positivi, in un quadro di concorrenzialità globale.
Agricoltura che, come è stato a più riprese ribadito anche in questo straordinario appuntamento, è innanzitutto un’attività economica(lo ha sottolineato da subito, all’apertura dei lavori il Prof. Endrighi) e che,in una terra quale quella emiliana e reggiana in particolare, ha trovato nella forma cooperativa una leva formidabile di sviluppo, dimostrando di sapere fare sistema e costituendo in alcuni casi vere e proprie imprese di rilevanza non solo nazionale, orgoglio di un intero territorio.
Fortemente condizionata, anche nel nostro Paese, dalla politica agricola comunitaria nelle scelte imprenditoriali, l’agricoltura resta un settore fondamentale per lo sviluppo dell’economia nazionale, come è stato ribadito fin dai primi interventi proprio attraverso quell’indotto che è in grado di generare (come ribadiva Manfredi dell’A.N.P.-C.I.A.), ben al di là del pur significativo settore agroindustriale. Il passaggio da “contadini” ad “imprenditori agricoli” richiede quel supplemento di imprenditorialità, che solo lo studio e l’aggiornamentopossono migliorare; in questo i componenti della famiglia Cervi oltre settant’anni fa, acquistando il primo trattore in zona, abbonandosi alle riviste, riuscendo attraverso il proprio lavoro a compiere i passaggi prima da mezzadri ad affittuari, infine a proprietari della propria terra, nell’Italia rurale di allora possono essere considerati dei pionieri, oltre che un mirabile esempio. Ed avevano lo sguardo rivolto ben oltre i confini del proprio podere (come testimonia il mappamondo issato sul trattore, divenuto poi un simbolo): un insegnamento sempre attuale.
A conclusione di questo evento, un auspicio per il futuro, pertinente con il tema della giornata e lo spirito del luogo (ed i suoi strumenti, quali una poderosa biblioteca). Una figura eccezionale di scienziato agrario, un “cervello in fuga” dall’Italia sotto il Regime, viene ricordato nel paese dove emigrò, come il fondatore della moderna scuola di agricoltura. Figura colpevolmente dimenticata in Italia, il Prof. Egidio Rebonato⁴¹(fig. 4) per non avere fastidi dal Regime a causa dei propri ideali socialisti, dovette emigrare in Messico (era originario della campagna veneta). Nonostante tutte le difficoltà che si immaginano abbia dovuto superare –ed a quei tempi-, uno che si fosse trovato nelle condizioni di dovere emigrare forzatamente dalla propria terra, riuscì comunque a rifarsi una vita e a diventare un grande scienziato: onorando in questo quell’Italia che non era riuscita a difenderlo. Divenne inoltre il Maestro di diversi collaboratori di Borlaug al CIMMYT.


Fig. 4. Egidio Rebonato con la famiglia, probabilmente il giorno della laurea, in una foto reperita dalla biblioteca civica di Nogara. Illustrazione e foto da: Saltini A., Per ricordare un antifascista coraggioso, maestro di conoscenze agrarie, op.cit..

Perché allora non gemellare la biblioteca di Aguascalientes, in Suo onore a lui dedicata, con la “Emilio Sereni” di Gattatico? Un primo elemento in comune, oltre che dalla forte vocazione allo studio dei due personaggi, è dato dal fatto che erano due agronomi antifascisti: particolare questo non comune nel panorama agrario nazionale sotto il regime⁴². Una figura di scienziato, quella di Rebonato che varrebbe la pena di indicare come esempio a tutti i giovani ricercatori dell’ambito scientifico-agrario (ma anche ai giovani agricoltori), che credono nel progresso dell’agricoltura,nonostante tutte quelle difficoltà che quotidianamente debbono affrontare (in larga parte evidenziate nei singoli contributi precedenti). In un evento come quello di S. Martino 2015 a Gattatico, sono però stati evidenziati i progressi operati dalla scienza e le opportunità che ne possono derivare nell’immediato futuro. Per cercare di trovare il “bandolo della matassa”, nel mare aperto ed agitato della concorrenza internazionale e di una società che cambia.
Dopo un raccolto ne viene un altro” (Alcide Cervi). Migliorare gli strumenti da proporre agli agricoltori per renderlo abbondante, qualitativo ed ecologicamente accettabile, remunerativo per gli agricoltori ma nel contempo accessibile nel prezzo per i consumatori, oggi e domani (sostenibilità), ebbene sono lo scopo ed il dovere della ricerca scientifica e dei tecnici agrari.




Bibliografia essenziale 

¹Cantarelli A., La Terra: lascito dei genitori o prestito dei figli? Le contraddizioni del processo di trasformazione ed evoluzione dell’agricoltura italiana. Novembre 2015. Disponibile su: https://agrariansciences.blogspot.it/2015/11/la-terra-lascito-dei-genitori-o.html
 
²Una questione recente assurta a rilievo agrario nazionale, riguarda il Ministero delle politiche agricole, Regione Veneto e Regione Friuli (le stesse che si erano mostrate d’accordo a distruggere il mais o.g.m. nei loro territori), è quella attinente la “guerra del Tiramisù”, perché se non si transige sul mais coltivato, anche sul dolce al cucchiaio non si scherza! Si legga ad es. su: http://www.lastampa.it/2017/08/05/societa/la-disfida-del-tiramis-il-friuli-batte-il-veneto-suo-il-dolce-tradizionale-ma-zaia-non-ci-sta-k4dDrLa30WDiZfAImO1FBM/pagina.html

³Guidorzi A. Breve storia del settore bieticolo-saccarifero in Italia e nel mondo. Intervento pubblicato in otto puntate su Agrarian Sciences, all’indirizzo: https://agrariansciences.blogspot.it/2016/08/breve-storia-del-settore-bieticolo_28.html

⁴Testa C., Slow food e la politica agricola. In: ControVerso, L’Unità, domenica 17/04/2016.

⁵Rosati M., L’elitarismo gastronomico una pratica non sostenibile. L’Unità, sabato 26/07/2014

⁶Carcea M., Narducci V., Qualità e sicurezza alimentare. In: Pisante M., (a cura di). Agricoltura sostenibile. Principi, sistemi e tecnologie applicate all’agricoltura produttiva per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela climatica. Edagricole, Bologna, 2013, cap. 14, pagg. 319-340.

⁷Giardini L., L’Agronomia per conservare il futuro. Patron editore, Bologna, 2012, cap. 1, pagg. 43-45.

⁸Bressanini D., Biologico o convenzionale per sfamare il mondo. In: Bressanini D., La verità su ciò che mangiamo. Pane e bugie. I pregiudizi, gli interessi i miti e le paure. Chiarelettere, Milano, 2015 (VIIaediz.), pagg. 161-174.

⁹Bressanini D.,Cloni nel piatto. In: Bressanini D. Per una spesa più consapevole. Le bugie nel carrello.Le leggende e i trucchi del marketing sul cibo che compriamo. Chiarelettere, Milano, 2016 (IXaediz.),pag. 171.

¹⁰Landi R., L’evoluzione del pensiero agronomico. In: Landi R., Agronomia e ambiente. Edagricole, Bologna, 1999, cap. I,pag. 36.

¹¹Saltini A.,Il repertorio della letteratura agraria dell’ultimo alfiere della scuola toscana. In: Saltini A., Storia delle Scienze Agrarie(VI° vol.). Ed. Nuova Terra Antica, Firenze, 2012, cap. XI, pagg. 283-319.

¹²Giardini L., Ibidem, cap. 19, pagg. 640-644.

¹³Solo per citare un esempio tra tanti. Capasso L., Formiche no, fuchi e bachi si: mangiare insetti all’italiana. Corriere della Sera, venerdi 23/06/2017, pag. 35.

¹⁴Saltini A., La rivoluzione verde: le creature della genetica scongiurano la carestia planetaria. In: Saltini A., Storia delle Scienze Agrarie(VII° vol.). Ed. Nuova Terra Antica, Firenze, 2013, cap. V, pagg. 145-158.

¹⁵Bressanini D., Bere latte è innaturale? In: Per una spesa più consapevole. Le bugie nel carrello.Le leggende e i trucchi del marketing sul cibo che compriamo. Chiarelettere, Milano, 2016 (IXaediz.),pagg. 135-142.

¹⁶Bressanini D., Lo zucchero, veleno bianco. In: BressaniniD., La verità su ciò che mangiamo. Pane e bugie. I pregiudizi, gli interessi i miti e le paure. Chiarelettere, Milano, 2015 (VIIaediz.), pagg. 265-288.

¹⁷Galbiati M., Petroni K., Cominelli E., Tonelli C., Biotecnologie e qualità dei prodotti agricoli. In: Pisante M., (a cura di). Agricoltura sostenibile,op. cit., cap. 9, pagg. 215-229.

¹⁸Bazzicalupo M., La metagenomica al servizio dell’agricoltura. The new science of metagenomics. Relazione tenuta in occasione della presentazione del VII° volume della “Storia delle Scienze agrarie” di A. Saltini. Biblioteca “A. Bizzozero”, Parma, 22/11/2013. Disponibile su: http://www.biblioteche.comune.parma.it/civica/it-IT/Storia-delle-Scienze-Agrarie---presentazione-del-7-vol.aspx

¹⁹Cantarelli A., ”L’alleanza tra giovani ed anziani”. Forme innovative per stare insieme nelle imprese. Provincia di Parma-Istituto Cervi-Biblioteca Sereni, Gonzaga, 09/09/2015.

²⁰Bressanini D., Non ci sono più le banane di una volta. In: Bressanini D., Pane e bugie, Ibidem,pag. 194.

²¹Salamini F., L’agricoltura di una volta, un falso mito raccontato ma non vissuto dai nostalgici. Novembre 2013. Disponibile su: http://www.biblioteche.comune.parma.it/civica/it-IT/Storia-delle-Scienze-Agrarie---presentazione-del-7-vol.aspx

²²Cattaneo E., “Il vero studioso sa dire no ai compromessi”. Gazzetta di Parma, domenica 18/06/2017.

²³Cantarelli A., PRESA DIRETTA sul rapporto fra o.g.m ed agricoltura. Una bella pagina di servizio pubblico. Aprile 2016. Disponibile su: https://agrariansciences.blogspot.it/2016/04/presa-diretta-sul-rapporto-fra-ogm-ed.html

²⁴Lorenzetti F., Ceccarelli S., Veronesi F., Genetica Agraria. Patron editore, Bologna, 2002 (IIIaediz.), pagg. 277-278.

²⁵Un significativo contributo riguardante le prospettive offerte dalla Scienza per l’agricoltura, lo si può trovare anche in: Stanca A. M., Le prospettive della Scienza per l’azienda agraria nel XXIo secolo. Relazione tenuta in occasione della presentazione del VIo volume della “Storia delle Scienze agrarie” di A. Saltini. Biblioteca “A. Bizzozero”, Parma, 24/11/2012. Disponibile su: http://www.biblioteche.comune.parma.it/civica/it-IT/Viaggio-attraverso-un-secolo-di-agricoltura-parmense--da-Bizzozero-allagricoltura-moderna.aspx

²⁶Cfr. Cervi A., I miei sette figli. Einaudi, Torino.

²⁷Saltini A., L’inventario delle risorse genetiche dislocate sul planisfero. In: Saltini A., Storia delle Scienze Agrarie(VII° vol.), Ibidem, cap. III, pagg. 41-79.

²⁸Si legga il commento alla fig. 7. In: Bianchi A., Genetica agraria, missione di vita. Ed. L’Informatore Agrario, Verona, 1997, pagg. 50-51.

²⁹Saltini A., La riscoperta di Mendel apre la strada alla scienza dell’ereditarietà. In Saltini A., Ibidem(VII°), cap. I, pagg. 1-21.

³⁰https://it.wikipedia.org/wiki/Barbara_McClintock (accesso dell’1/7/2017)

³¹Salvi S., Una faccenda di trasposoni: Benedetto, Nazareno e Dahlia variabilis. Agrarian Sciences, martedi 14/07/2015. Disponibile su: https://agrariansciences.blogspot.it/2015/07/una-faccenda-di-trasposoni-benedetto_14.html#more

³²Saltini A., Il lascito di Borlaug: frumento, mais e triticale al CIMMYT. In Saltini A., Ibidem (VII°), cap. XVI, pagg. 475-491.

³³Giardini L., Ibidem, cap. 19, pagg. 618-623.

³⁴Saltini A., L’orrore della chimica: dottrina e fedi delle agricolture alternative. In: Saltini A., ibidem (VII°), cap. XVIII, pagg. 517-550.

³⁵Pisante M., Stagnari F., L’agricoltura sostenibile. In:Pisante M., (a cura di). Agricoltura sostenibile. Op. cit.,cap. 2, pagg. 13-36.

³⁶Un’ulteriore commento critico della bibliografia sull’argomento, la si può trovare in: Bressanini D., Biodinamica: esoterismo nei campi, pagg. 55-79. In: Bressanini D., Per una spesa più consapevole. Le bugie nel carrello. Le leggende e i trucchi del marketing sul cibo che compriamo. Chiarelettere, Milano, 2015 (8aediz.).

³⁷Saltini A., La sfida demografica: potrà l’agricoltura raddoppiare le produzioni nei prossimi trent’anni. In: Saltini A., ibidem (VII°), cap. XXI, pagg. 609-634.

³⁸Paris P.,Elementi di Agronomia generale. Pubbl. dell’I.S.U. Università Cattolica,Milano, 2002, pag. 8.

³⁹Paris P. Desolazioni e chimere in tema di ecologia. Vita e Pensiero, Milano, n° 10/1998, pagg. 698-715.

⁴⁰Pisante M., Introduzione. In Pisante M., (a cura di),op. cit., cap. 1, pagg. 1-12.

⁴¹https://it.wikipedia.org/wiki/Egidio_Rebonato (accesso dell’1/7/2017)

⁴²Saltini A., Per ricordare un antifascista coraggioso, maestro di conoscenze agrarie. Appello, 2008. Disponibile su: http://www.itempidellaterra.org/fondazione/cassetta/1.php
 

“Un particolare ringraziamento alla dott.ssa Gabriella Bonini ed alle collaboratrici Emiliana Zigatti e Liviana Davì per il fattivo aiuto nella realizzazione di questo evento. Così come a tutto il personale dell’Istituto “Alcide Cervi” e della biblioteca “Emilio Sereni”. Un doveroso ringraziamento anche alla C.I.A ed all’A.N.P.-C.I.A., nella persona della dott.ssa Daniela Zilli, per la per fattiva e generosa collaborazione”.
 



Alessandro Cantarelli
Laureato in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Piacenza, con tesi in patologia vegetale. Dal febbraio 2005 lavora presso il Servizio Territoriale Agricoltura Caccia e Pesca di Parma (STACP), della Regione Emilia Romagna (ex Servizio Provinciale), dapprima come collaboratore esterno, successivamente come dipendente. E’ stato dipendente presso la Confederazione Italiana Agricoltori di Parma. Ha svolto diverse collaborazioni, in veste di tecnico, per alcuni Enti, Associazioni e nel ruolo di docente per la formazione professionale agricola. Iscritto all’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali ed alla FIDAF parmens.


19 commenti:

  1. oltre agli ex ministri Pecoraro e Zaia (ma anche Alemanno) , il caso del prof. Rugini e la distruzione dei campi dei friulani Fidenato e Dalla Libera, bisognerebbe anche ricordare i numerosi "fiancheggiatori" fra cui spiace di dover annoverare anche CIA Toscana:
    http://www.ciatoscana.eu/home/conferenza-regionale-dellagricoltura-dello-sviluppo-rurale-oggi-7-anni-la-toscana-ogm-free/
    http://www.ciatoscana.eu/home/ogm-dal-parlamento-ue-via-libera-norma-su-autonomia-stati-salvaguardare-le-tipicita-dellagricoltura-italiana/

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  2. Alessandro Cantarelli4 dicembre 2017 alle ore 21:58

    Nelle mie note conclusive e per motivi di spazio, ho citato alcuni esempi, ovviamente non esaustivi dello "stupidario nazionale", dal momento che facciamo i puritani verso gli alimenti che devono essere rigorosamente o.g.m. free, per poi fare finta di non sapere(o vedere), dell'inquinamento da rifiuti tossici e falde inquinate di intere plaghe del nostro paese, con i conseguenti effetti nella catena alimentare. E le municipalità non riescono neppure a mettersi d'accordo sulle misure contro lo smog, pur sapendo che ad es. in Pianura Padana ed in autunno-inverno, si respira una delle arie peggiori dell'intero pianeta: la dose quotidiana di veleno.
    Il cambiamento di posizione nei riguardi dell'utilizzo delle biotecnologie in agricoltura, da parte della CIA nazionale (con le conseguenti ripercussioni regionali più o meno eclatanti, come quella toscana), è ben documentato sul libro: A.A. V.V. Biotecnologie per la tutela dei prodotti tipici italiani, ed. 21° secolo, 2004.
    Dapprima favorevole, la Confederazione agricola sotto la presidenza di Giuseppe Politi stravolse l'iniziale orientamento per attestarsi su posizioni contrarie (o filo-coldirettiane, stando ai detrattori dello scomparso presidente). Il quale, stando a voci ben informate sui fatti, commise l'errore fatale di fidarsi del parere (contrario), di un noto professore-direttore di un centro di sperimentazione agraria del sud Italia, che però di ricerche biotecnologiche non aveva pubblicato un bel niente. Sembra pure che poco prima della sua scomparsa e su questa questione, avesse manifestato il proprio personale disagio ad una ristretta cerchia di esperti; una sorta di ravvedimento finale (ma dagli esiti pratici nulli).
    Che dire. Occasioni speciali come quella di Gattatico, si spera possano essere state di aiuto ad accendere una qualche luce.
    Quanto alla Toscana, ricordo di avere visto un paio di anni fa e per puro caso, mentre passavo dalle parti di San Vincenzo, una via dedicata nientemeno che all'"agricoltura biologica": più chiari di così!

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  3. Giusto per essere pratici e per distinguersi, sarebbe però bene rifuggere dalla banalità delle citazioni tipo "rifiuti tossici e falde inquinate" magari precisando di quali rifiuti e di quali falde si tratta, oltre che dalle inesattezze tipo "conseguenti effetti nella catena alimentare" che francamente a me non risultano (ma lei magari ha altri dati).
    Quanto alle peggiori arie del pianeta, inviterei a fare una passeggiata nella Tienanmen, o a Dehli, o a Spaccanapoli in una giornata di bassa pressione, così, giusto per mantenere le proporzioni. Vero che il peggio degli altri non è un incentivo a fare meglio; però anche vietare (Milano e hinterland) gli Euro3 da novembre a marzo e consentire (dietro pagamento) l'accesso all'area C agli Euro0 mi pare la dica lunga sulla serietà delle diagnosi e terapie.

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    1. Alessandro Cantarelli14 dicembre 2017 alle ore 22:46

      Sarebbe interessante chiedere dei dati in possesso delle ASL competenti, relativamente al monitoraggio dell'incidenza dei tumori, perche' dei dati preoccupanti sono emersi. Nel merito, se ne e' pure occupato il Parlamento attraverso audizioni ad hoc.

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  4. Alessandro Cantarelli5 dicembre 2017 alle ore 21:56

    Con 42 citazioni bibliografiche (che rimandano inevitabilmente ad altri riferimenti), a supporto della mia relazione conclusiva, francamente le confesso di sentirmi al riparo da letture distratte e superficiali come le sue: si sarebbe infatti accorto che faccio anche esempi contingenti.
    Cosa c'entrano poi i paragoni per la qualità dell'aria con altre città al di fuori della cintura padana e gli Euro 3. Lei è in grado di riconoscere lo smog? Per citare un articolo recente, legga il Corsera di domenica 3 dicembre a tale proposito, per es.
    Inoltre perché i fitopatologi si interrogano, sulla corretta diagnosi dei sintomi da agenti atmosferici inquinanti, sulle piante?Danni da Ozono, Nox, fluoruri ecc. cosa significano? E noi che respiriamo?
    Faccia una passeggiata in una bella giornata di sole invernale sulle prime pendici alpine o appenniniche (che così non deve neppure prendere l'aereo o il treno per recarsi nelle città da lei citate): guardi verso la pianura e poi scoprirà che c'è poco da stare allegri.
    Con questo non vorrei darle l'immagine di colui che vuole fornire una cattiva immagine dei propri luoghi; tutt'altro, vi sono molto attaccato. Madre natura è infatti stata generosa di risorse anche in queste lande, pertanto la invito a prendere in considerazione un ciclo di cure termali a Salsomaggiore Terme: gola bronchi e polmoni ne troveranno sicuro giovamento!

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  5. Ma infatti mi riferivo alla sua risposta qui sopra, non all'articolo. E non ho nessuna voglia di fare polemica. Però mi sembra che uniformarsi al mainstream (come si usa dire oggi) non giovi alla credibilità della categoria e tantomeno alla verità dei fatti.

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  6. Alessandro Cantarelli6 dicembre 2017 alle ore 16:19

    Un anonimo non deve permettersi di dare lezioni di credibilita' a chi invece si firma. Non nasconda la manina. Lei vuole fare della polemica, ed evidentemente nella mia risposta riprendevo il contenuto del mio scritto, mi tocca ribadirglielo. Ma non perda tempo a leggerlo (come io non perdero' piu' tempo a risponderle), ascolti piuttosto cosa ha detto Turus in tema di ecomafie. E' anche una questione di sensibilita'. Se la cosa non l'ha afferrata e' un conto. Anche un mio conterraneo che e' stato ministro, che lei sicuramente ha votato, sosteneva che "con la mafia si deve convivere". Invece un altro mio conterraneo, che come politico e' intervenuto in vece dell'assessora regionale per stroncare come lei i contributi dei Relatori al convegno, non capendo nulla del senso della giornata (sempre piu' o meno come lei), scrive lettere per un settimanale parmense che, questa settimana, in prima pagina titolava che sulla questione gliphosate l'EFSA smentisce l'OMS e lo definiva pesticida cancerogeno. Le chiedo una cortesia:suggerisca al politico di leggere su A.S. I contributi sulla vicenda gliphosate. Si fa parte di una societa' Anonimo. Dopo questa non le rispondo piu'.

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  7. parlavo di credibilità della categoria, non certo della sua. Se permette della categoria mi reputavo anche io parte.
    E ho fatto degli appunti precisi. Mi guardo bene dal discutere qui di mafie e non capisco il riferimento al politico del gliphosate. Mi sembra che se il meglio è certamente nemico del bene, anche il trattare tutto allo stesso modo non possa che portarci all'omologazione con le categorie che citava lei. Mi spiace che se la prenda. Se vuole sostenere che l'inquinamento da rifiuti lo troviamo nella catena alimentare non mi trova d'accordo. Se invece ho capito male accolga le mie scuse. Non è nemmeno necessario che risponda, siccome non mi firmo posso anche evitare di scrivere.

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  8. Alessandro Cantarelli7 dicembre 2017 alle ore 21:05

    Avviso ai naviganti (più o meno Anonimi).
    Nel convegno di cui sopra, al quale hanno preso parte documentati Relatori (ognuno con specificità diverse), si è parlato tra i tanti argomenti, degli effetti della speculazione sui terreni agrari: un aspetto forse non troppo considerato dal corpus agronomico in senso stretto, forse perché maggiormente afferente alle discipline più propriamente sociali. Il sottoscritto nel tirare le conclusioni(assolutamente opinabili) del suddetto evento, ha ritenuto di evidenziare come ridicolo il preoccuparsi degli eventuali (fin'ora inesistenti, sulla base della stragrande maggioranza della letteratura in materia ), effetti negativi sulla salute umana da alimenti cosidetti o.g.m. (si potrebbe dire anche ambientali...), mentre ritiene molto più realistico il preoccuparsi degli eventuali effetti sulla catena alimentare di cibo (vegetale o animale), proveniente da siti contaminati.
    Perché i 380 e passa ettari distrutti in Piemonte nel 2003 perché sospetti o.g.m., dal lato della salute umana ed ambientale sono stati un atto non logico (per usare un eufemismo politically correct), mentre l'eventuale cibarsi di alimenti provenienti dai soli 33 ettari di terreno interdetto nella Terra dei Fuochi, come si apprende dal Foglio di oggi(e può fare solo che piacere apprendere della superficie di molto inferiore a quella complessiva considerata), perché il fenomeno delle discariche abusive non è solo una questione della Campania ci mancherebbe, può produrre invece danni letali. 33 ettari possono sembrare niente; con le biotecnologie non vi è necessità di escludere dalla produzione nemmeno un cm quadro. Quanto alla mia nota sul gliphosate, ho solo preso spunto da una singolare coincidenza che si é verificata tra un titolo giornalistico allarmistico (che smentisce i documentati interventi sull'argomento ospitati su A.S.)di un settimanale della mia provincia (che comunque sta inondando le locandine delle edicole locali), ed il politico che a vario titolo appare come firma sulla medesima testata. Il caso vuole che su tratti della stessa persona che è intervenuto a Gattatico e per il quale mi sono già espresso.

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    1. Mi scusi ma non mi è chiaro cosa intenda dire a proposito di alimenti della terra dei fuochi, discariche abusive e danni letali. Mi pare che l'articolo del Foglio https://www.ilfoglio.it/scienza/2017/12/07/news/cosi-l-agricoltura-campana-riemerge-dal-fango-mediatico-della-terra-dei-fuochi-167682/
      dica altre cose, in sintonia con quanto sostiene lei a proposito del trattamento politico/mediatico riservato agli ogm

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    2. Alessandro Cantarelli12 dicembre 2017 alle ore 22:57

      Nella mia risposta precedente, ho preso spunto dal bell’articolo de il Foglio (e lei ne ha opportunamente riportato l’indirizzo), per formulare delle mie personali considerazioni (allaciandomi in questo al mio articolo ospitato su A.S. ed alle mie risposte precedenti), che possono, ovviamente non trovare d’accordo chi legge.
      Partiamo però da un fatto. L’interramento abusivo di rifiuti (la tipologia di questi è al vaglio degli inquirenti), ha purtroppo avuto luogo.
      In tale “commercio”, sembra che un ruolo non secondario lo abbia svolto la Camorra.
      Ho anche precisato che questo problema non è affare esclusivo della Campania, anzi fatti come questo dovrebbe spronare il comune senso civico ad essere sempre più vigili, in ciò che avviene attorno a noi, nei nostri territori di appartenenza, perché in nessuna parte d’Italia ci si può astrattamente ritenere immuni da potenziali pericoli di traffici malavitosi. Che possono avere per oggetto anche i terreni agrari (usati come discariche).
      Persone come don Cesare Boschin non sono state dei fantasmi.
      Sarebbe pure interessante chiedersi come mai certe fenomeni possano avvenire, quando tutte le ditte (industriali, agricole ecc.), devono ogni anno presentare i modelli unici di denuncia (mud) dei rifiuti: donve vanno a finire? Ma a questo punto si aprirebbe una discussione infinita, si andrebbe fuori tema e…, sicuramente la maggior parte viene smaltita correttamente, però…
      Il mio assunto è che non mi piacerebbe assolutamente cibarmi di alimenti provenienti da quei 33 ettari, perché sulla base dei fondamentali concetti ecologici quali quelli delle catene alimentari (ed in questo mi rifaccio alle basi concettuali formulate da Eugene P.Odum, non ad articoli allarmistici o fake news), il rischio potenziale di danni alla salute ci sarebbe. Ho usato volutamente l’espressione di “danni letali”, perché se tale superficie è stata interdetta alla produzione agraria, motivo di preoccupazione evidentemente c’è.
      Naturalmente non vi è motivo di supporre che alcuna produzione da tale area interdetta arrivi sulle nostre tavole, ma tale esempio mi è servito per ribadire che nessuna produzione cosidetta biotech presenta rischi similari aulla salute (e su questo anche lei si trova d’accordo), ma che anzi una polenta con il mais di Fidenato o dalla Libera non avrebbe presentato alcun problema o rischio potenziale (e reale).
      Gli attivisti ambientalisti hanno invece intredetto i campi friulani: bel risultato! Ed anche questo fa parte delle contraddizioni dell’agricoltura italiana.
      Con questo mi sento altrettanto rassicurato dai controlli che vi sono stati (e vi saranno nel tempo) in quest’area campana, caratterizzata da produzioni di elevata qualità. Così come consumatore mi sento molto tranquillizzato dal fatto che l’allarme mediatico sia rientrato nelle giuste proporzioni: il problema non era solo campano, bensì italiano.
      Quello dei giornalisti che riportano notizie senza verificarne l’attendibilità è un problema, come è emerso in altri frangenti anche nell’intervista al prof. Saltini per il suo intervento a Gattatico.
      A conclusione del mio intervento sull’evento reggiano, mi riallaccio al bell’intervento di Luciano Sassi a proposito degli impianti a biogas che da qualche lustro caratterizzano le campagne padane.
      Mi è capitato di parlare con alcuni agricoltori che mi hanno detto che, quando il loro mais presenta dei problemi con le micotossine, i suddetti impianti sono di aiuto. Anche questo è un esempio calzante delle evoluzioni e contraddizioni dell’agricoltura italiana dei quali si è parlato nel corso dell’appuntamento reggiano.

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    3. Alessandro Cantarelli14 dicembre 2017 alle ore 22:37

      Notizia odierna, di una discarica abusiva di rifiuti in provincia di Livorno ed in prossimita' di una scuola. Notizie gravi come queste, non fanno altro che confermare i ragionamenti precedenti (purtroppo).

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    4. Veramente si tratta di un centro di recupero, autorizzato, mentre le discariche (a partecipazione pubblica) sono anche queste regolarmente autorizzate. Di "abusiva" c'è semmai la modalità di svolgimento dell'attività.
      Proseguendo il suo ragionamento, se questa attività è stata autorizzata nei pressi di una scuola una motivazione evidentemente ci sarà.
      Troppo spesso invece le notizie si basano non sui fatti ma su brandelli di intercettazioni o peggio sulle rivelazioni di sedicenti pentiti trasformati in oncologi.
      Sarebbe ora di guardare ai dati e non lasciare più spazio agli spacciatori di malainformazione.

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    5. Alessandro Cantarelli17 dicembre 2017 alle ore 22:56

      "Ci mancavano anche i bambini:che vadano all'ospedale, che muoiano..." Non era un pentito che parlava. L'intercettazione di uno degli indagati e' nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Firenze condotta dai carabinieri forestali su un traffico illecito di rifiuti (circa 200.000 t), che ha portato all'arresto di sei persone. Questi i dati. Per carita', lasci stare gli altrui ragionamenti, bastano ampiamente i suoi. Se ha elementi per difendere i sei arrestati, tranquillizzare l'opinione pubblica e sostenere che forse l'intercettato era solo un po' arrabbiato per la troppa burocrazia, ma in fondo e' un brav'uomo, lo faccia pure. Pero' un consiglio stretto stretto, quasi amicale. Mantenga l'anonimato per non rischiare il pubblico...pestaggio!

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    6. Un contadino un poco ignorante
      spruzzò il veleno sopra le piante.
      Dodici grilli, la cosa è accertata,
      fecer merenda con l'insalata,
      sei topolini mangiaron gli insetti
      di quel veleno rimangono infetti.
      Con il veleno dei topi inghiottiti
      I tre serpenti ora son farciti.
      Dodici dosi di veleno mortale
      possono far fuori qualunque animale,
      chi ci rimette le penne è il falcone
      che con le serpi ci fa colazione.
      Questa storiella vi spiega perché
      di falchi nel cielo più non ce n'è. (G.Rodari)

      Che glienepare?
      Il contadino sarà pure ignorante, ma che dire del messaggio che arriva alla maggioranza di non tecnici se anche i tecnici nulla trovano da eccepire?
      Non difendo nessuno a prescindere, ma non credo sia corretto adulterare la realtà, nemmeno per nobili fini (e la realtà è che non si tratta di discarica ma di attività regolarmente autorizzata); in quanto al pentito mi riferivo al più noto Carmine Schiavone a proposito delle sue esternazioni sulla cd terra dei fuochi.
      Certo che se la storia del ciclo dei rifiuti siamo a farcela raccontare da questi soggetti invece che dagli organi dello stato, qualche interrogativo dobbiamo magari porcelo, in primis su una corposa normativa ambientale che non esita a comminare il penale per le virgole fuori posto epperò, a quanto sembra non impedisce i reati (forse perchè a questo punto ad occuparsi del ciclo dei rifiuti son per la maggior parte soggetti a cui il penale fa una beata ) e in secundis dove sono i controlli (visto che oggi tutto è tracciabile e tracciato).
      Mantengo l'anonimato soprattutto perchè mi è sempre più chiaro che portare un punto di vista diverso fa incazzare tutti. Grazie per l'ospitalità. Addio

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    7. Appunto: "un contadino un poco ignorante.......!!!!!"

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    8. Alessandro Cantarelli5 gennaio 2018 alle ore 16:12

      Anonimo,
      il 2018 si apre con l'ennesimo rogo di rifiuti (con conseguente nube tossica), stavolta in quel di Corteolona (Pv). Quest'estate un altro rogo s'era verificato invece a Mortara ("analogo" comburente), dopo che ve ne erano già stati degli altri in precedenza...Lo stesso WWF ha coniato l'espressione di "triangolo della diossina". Spero proprio che gli Organi dello Stato come dice lei, nel fornire una spiegazione a questi fenomeni possano nel contempo stroncatrli stroncarli velocemente. In questa intensa attività investigativa e repressiva, gioverebbe forse impiegare anche quelle stesse professionalità attualmente distolte (penso ai carabinieri forestali, ad es., ma non solo loro), in attività inutili dal punto di vista della sicurezza alimentare, quali la pignola ricerca di materie prime (con una triste catalogazione definiti "inquinanti") o.g.m. Nel convegno di Gattatico caro sig. Anonimo i concetti che sono stati affrontati erano esattamente questi: lo ha capito o no??
      Con le emergenze dei rifiuti che continuano a bruciare (come in queste ore, purtroppo), o che vengono sotterrati abusivamente nel sottosuolo, si vergogni a scrivere che "bisogna rifuggere da banalità del tipo rifiuti tossici e falde inquinate" (sono parole sue). Riversi le sue frustrazioni in altri lidi.

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  9. Alessandro Cantarelli11 dicembre 2017 alle ore 16:58

    Qualcuno sarebbe in grado di spiegarmi la differenza che corre tra gli attivisti di "Veneto Skinhead" che nei giorni scorsi hanno fatto un'irruzione nella sede della "Rete Como Senza Frontiere", sollevando l'indignazione di una parte consistente del mondo civile ed istituzionale (culminata nella manifestazione a Como di sabato 9 dicembre) e, gli attivisti di quelle associazioni ambientaliste che con metodi squadristi, hanno assalito i campi di Silvano Della Libera e Giorgio Fidenato ed imbrattato le loro proprietà? Anche nel caso dei due agricoltori friulani, gli attivisti provenivano in gran parte dal nord est. Sta a vedere che le tute bianche sono double face con quelle nere!
    A questo punto sarebbe da verificare la reazione alla "caccia alla streghe" campestre (con metodi da camice nere), da parte degli stessi rappresentanti politici che si sono ritrovati sabato scorso a Como.
    Perché proclamarsi antifascisti per fini elettorali è un conto, esserlo davvero è un altro.
    Concludo facendo notare la completa disattesa alla Raccomandazione CE 556/2003 da parte delle Regioni, indicante le linee guida sulla coesistenza tra colture o.g.m. e convenzionali.
    E pensare che qualche Governatore ha pure il coraggio di prendersela con l'Europa su questo o quel Regolamento..., ma se non li applicano neppure!!?

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  10. Alessandro Cantarelli18 dicembre 2017 alle ore 13:47

    Segnalo su La Stampa odierna, due pagine dell'inchiesta "Gli O.G.M. nascosti nei piatti di Natale", con intervista a Roberto Defez. Articolo calzante con quanto emerso dall'appuntamento reggiano.

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