venerdì 16 ottobre 2015

Il ruolo dell’Università di Camerino nella ricerca scientifica agroalimentare tra Ottocento e Novecento (1861-1961).

di Francesco Marino



Può un’Università che non ha mai avuto una Facoltà di Agraria vantare una tradizione nella ricerca scientifica agroalimentare? La risposta è affermativa e il caso dell’Università di Camerino, illustrato da Sergio Salvi nel suo ultimo libro, lo dimostra.
L’impegno di questa piccola ma antica università dell’Italia centrale (fondata nel 1336) nella ricerca scientifica agroalimentare nasce nel 1861, in occasione della Esposizione Italiana di Firenze, evento che trae origine da un vero e proprio “colpo di mano” del barone Bettino Ricasoli (1809-1880), governatore provvisorio della Toscana, il quale nel 1860, mentre la spedizione dei Mille è ancora in corso, decreta la trasformazione della istituenda “Esposizione dei Prodotti Toscani” in “Esposizione dei Prodotti Italiani”, cogliendo pienamente nel segno della ormai imminente transizione verso l’Italia unita. L’iniziativa del “barone di ferro” getta così il nostro Paese, appena pochi mesi dopo l’unificazione (ufficializzata il 17 marzo 1861), nell’agone delle nazioni che gareggiano nel proclamare la loro grandezza tentando di esibire - quando va bene - il meglio di sé.


Nella “expo” fiorentina, che si protrasse da settembre a dicembre e alla quale presero parte anche numerosi espositori stranieri, ebbero un grande successo i vini italiani, tanto che fu disposto di sottoporli in maniera sistematica ad analisi chimiche, per effettuare le quali furono cooptati due giovani chimici appena ventitreenni. Uno di questi era Attilio Fabrini (1839-1921), da poco in forza come docente della Scuola di Farmacia dell’ateneo marchigiano. Insieme all’altro chimico, il toscano Fausto Sestini (1839-1904), docente presso il Regio Istituto Agrario di Firenze, il Fabrini firmò un lavoro, pubblicato nel 1862 su diversi periodici tra cui gli Atti della Reale Accademia dei Georgofili, che segnò il primo passo mosso dall’Università di Camerino negli studi agroalimentari.
Ad oltre 150 anni da quel primo passo, il cammino nello studio dei vini non si è interrotto e caratterizza, ancora oggi, l’attività dell’ateneo camerinese in Bromatologia, disciplina che a Camerino nasce propriamente negli anni Trenta come “costola” del filone enologico e va subito ad interessare un ampio spettro di prodotti prevalentemente di origine vegetale.
È infatti agli inizi degli anni Trenta che la ricerca scientifica agroalimentare dell’Università di Camerino vede una vertiginosa espansione, grazie anche alla “promozione” delle preesistenti Scuole di Farmacia e di Medicina Veterinaria, rispettivamente, a Facoltà di Chimica e Farmacia e Facoltà di Medicina Veterinaria.


Camerino veduta - di Piazza Cavour con ingresso Palazzo Ducale
sede del Rettorato  
(fonte: http://www.marchetravelling.com)
Se i chimici dell’Università di Camerino - capeggiati dal chimico-farmacologo Pietro Saccardi e dall’agrochimico Antonio Mazzaron - si danno molto da fare, gli zootecnici non stanno certo a guardare. Grazie al lavoro di vari ricercatori, tra i quali spiccano alcuni tra i più importanti nomi del panorama veterinario e zootecnico del Secondo dopoguerra (Alfio Falaschini, Italo Ghinelli, Arturo Magliano, Filippo Usuelli), la zootecnia dell’ateneo marchigiano vede la nascita del filone di studio delle Produzioni animali, ambito nel quale l’impegno dell’Università di Camerino continua tuttora. Protagoniste di quegli studi furono le razze animali che da sempre sono le eccellenze del territorio maceratese, prima su tutte la razza bovina Marchigiana.
L’apparente epilogo degli studi agroalimentari a Camerino si consuma alla fine degli anni Cinquanta con la soppressione della Facoltà di Medicina Veterinaria, l’unica che dopo il Secondo conflitto mondiale ancora poteva vantare una continuità di ricerche in materia agroalimentare, ma che fu obbligatorio sacrificare sull’altare della statalizzazione dell’ateneo camerte.
La realtà odierna dell’Università di Camerino parla di una continuità col passato che perdura nonostante le alterne vicende che la storia ha decretato nel corso tempo. Una continuità che coniuga i moderni percorsi di ricerca con i filoni di studio tradizionali i quali, oggi come ieri, trovano nelle tipicità del territorio marchigiano il loro principale motivo di esistenza e di esaltazione ad un tempo.


Francesco Marino
Agronomo e Zootecnico, Presidente dell'Associazione AgronomiperlaTerrA e di Copagri Toscana, organizzazione Sindacale che tutela gli interessi della aziende agricole aderanti all' UGC Cisl, UIMEC Uil e UCI.  
E' responsabile del Blog Agrarian Sciences


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