martedì 2 febbraio 2016

La “prima volta” della Global Seed Vault (con buona pace dei complottisti)

di Sergio Salvi



La sede siriana dell’ICARDA prima della sua distruzione
(foto di Salvatore Ceccarelli)


Una notizia che non ha avuto molta enfasi nel nostro Paese, e che personalmente ho trovato rilanciata solo in questi giorni con un breve trafiletto nel numero di febbraio della rivista “Geo”, riguarda l’apertura - per la prima volta da quando è stata istituita nel 2008 su iniziativa del governo norvegese, del Global Crop Diversity Trust e del Nordic Genetic Resource Center - della Global Seed Vault, l’imponente “arca dei semi” costruita nell’isola di Spitzbergen, facente parte dell’arcipelago norvegese delle Isole Svalbard.




La struttura, ricavata nel cuore di una montagna e a prova di catastrofe (incidente aereo, terremoto, guerra nucleare e perfino l’innalzamento del livello del mare a seguito di un eventuale scioglimento totale dei ghiacci polari), rappresenta un baluardo a difesa della biodiversità e della sicurezza alimentare mondiale. Essa, infatti, conserva in condizioni climaticamente controllate i campioni di semi di 865000 varietà, a fronte di una capacità complessiva d’immagazzinamento stimata in 4.5 milioni di varietà.
La richiesta di apertura è giunta lo scorso settembre da parte dell’ICARDA (International Center for Agricultural Research in the Dry Areas), che prima della guerra civile siriana aveva sede ad Aleppo (ora essa è a Beirut, in Libano). Il Centro afferente al CGIAR (Consultative Group for International Agricultural Research) ha infatti chiesto di poter attingere al proprio repertorio di semi, a suo tempo depositato nella struttura, al fine di far ripartire la propria attività di ricerca, impiegando i semi non in Siria (dove peraltro la sede, che aveva anche un edificio intitolato a Nazareno Strampelli, è stata distrutta nel corso del conflitto), ma in un sito più sicuro ubicato in Marocco.
L’ingresso della Global Seed Vault (Wikipedia)
La “prima volta” della Global Seed Vault si è consumata, dunque, a seguito di una catastrofe che - al di là dell’indubbia drammaticità del conflitto siriano - è certamente di piccola entità se rapportata agli apocalittici scenari su scala planetaria in previsione dei quali la banca dei semi è stata concepita per salvare la biodiversità agraria mondiale.
Questo significa che l’utilità della struttura, che era stata fortemente criticata dai soliti teorici del complotto sementiero ordito dalle multinazionali, è tutt’altro che pretestuosa e, anzi, pone l’attenzione su quanto possa essere frequente la necessità di ripristinare la dotazione di sementi di un centro di ricerca così come di un’intera nazione a seguito di eventi scatenati non solo dalla natura, ma più frequentemente dalla follia umana.



Links utili:
Svalbard_Global_Seed_Vault
www.croptrust.org

Sergio Salvi
Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università di Camerino, nel corso della sua attività di ricercatore si è occupato di genetica lavorando presso Enti di ricerca pubblici e privati. Attualmente svolge attività di ricerca e divulgazione storico-scientifica su tematiche riguardanti il settore agroalimentare e la genetica agraria in particolare (biografia storico-scientifica di Nazareno Strampelli, origine ed evoluzione delle varietà tradizionali di frumento e del concetto di prodotto tipico, recupero di varietà agrarie d’interesse storico).

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