mercoledì 6 aprile 2016

Glyphosate: una decisione dimostrata sbagliata con 10 immagini

di Alberto Guidorzi

 

Premessa

L’opinione pubblica è bombardata in modo sistematico circa il pericolo del diserbante  gliphosate ed il potere politico ben volentieri abbocca e vi da credito. Solo che si tratta di disinformazione e ricatto psicologico. Eccone la prova:

Però  nostri ministri, come Martina e Lorenzin, abboccano come tanti pesci all’amo, non resistendo alle sirene ambientalistico-demagogiche di una campagna organizzata con precise strategie e senza che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si renda conto di essere stata strumentalizzata, come dimostreremo nelle conclusioni.



L’immagine sotto riportata mostra qual è il numero di piante di malerbe che occorre annoverare in un mq per avere una diminuzione di resa del 5% nei cereali a paglia. Inutile quindi negare la dannosità delle malerbe in un campo ed il bisogno che ha l’agricoltura di poter diserbare chimicamente. Vogliamo adottare tutti i metodi dell’agricoltura biologica? 
 


 

L’immagine mostra come la superficie forestale francese sia aumentata grazie all’aumento della produzione agricola a parità di superficie coltivata e con produzioni di cibo enormemente aumentate. Il glyphosate ha dato il suo contributo a raggiungere questo traguardo. Se avessimo coltivato in modo biologico, quei boschi non ci sarebbero. 

 

Il Glyphosate ha un DL50 (dose letale per uccidere la metà degli animali oggetto di sperimentazione) di 5600 mg/kg di peso corporeo. Dunque è molto meno tossico di certe sostanze di uso comune come il bicarbonato di sodio (il lievito chimico), il caffè ed il cioccolato. Ben 12 pesticidi usati a profusione in agricoltura biologica sono molto più tossici del glyphosate. Non solo, ma gli effetti del glyphosate sono stati molto più studiati rispetto a tutte le sostanze che l’agricoltura biologica ammette per diserbare (come ad esempio il sapone, l’aceto che sono più tossici del glyphosate). Inoltre questi diserbanti biologici hanno un impatto ben maggiore sulla fauna ed il suolo. Essere naturali non significa non essere nocivi per le persone, gli impollinanti ed il suolo (anche il virus Ebola è naturale!).   



Dato che il coltivare biologico non prevede l’uso del glyphosate, perchè è una molecola sintetica, allora devono adattarsi a lavorare meccanicamente le loro terre (almeno 5 volte in un anno). Però ormai è assodato che meno si lavora la terra meno si perturba la ricchezza batterica che ricicla il nutrimento per le piante. Si perturba dunque tutto il processo della biodiversità dei suoli, si perde umidità e si aumentano i rischi di erosione dove sono da temere. L’uso del glyfosate invece semplifica il modo di coltivare, si riducono i rischi connessi, migliorando la gestione della terra in fatto di impiego di tempo ed energia.




 

Lavorare nei campi oggi esige della macchine pesanti, rumorose e che emettono gas ad effetto serra. Gli ideologi del biologico dicono che meglio del biologico per l’ambiente non vi è altro e per dimostrarlo mostrano il pirodiserbo che brucia propano, danneggia le piante, brucia sostanza organica del terreno e uccide molta floro-fauna degli strati superficiali, proprio laddove vivono le radici. Per chi non sapesse cos’è il pirodiserbo, si guardi questo video. (qui)
 


Il glyphosate è usato anche in molti incolti non agricoli dove, in mancanza, occorrerebbe ogni anno dislocare una miriade di operai con arnesi adatti alla pulizia dalla vegetazione invadente. Un esempio è la pulizia dei bordi e scarpate dei terrapieni ferroviari. A questo proposito sentite una fonte che non dovrebbe essere di parte:(qui)

 

Qualcuno suggerisce perfino il pascolamento pur di non usare pesticidi adatti, dimenticando che i loro amici animalisti avrebbero qualcosa da eccepire di fronte all’ecatombe di animali uccisi dai treni.




La diabolizzazione del glyphosate per molti è giustificata perché lo si accosta alla multinazionale cattiva Monsanto, che ha detenuto il brevetto. Si sottace però che il brevetto sulla molecola diserbante è scaduto nel 1991 ed ormai la maggior produzione del diserbante è cinese come mostra la foto sotto. Ora se il glyphosate non ha perso la sua attrazione in agricoltura lo si deve alla sua azione ancora ben efficace, alla sua bassa tossicità, all’accettabile rispetto ambientale e, non ultimo, al suo basso costo. Inoltre si è acquisita un’esperienza che è ormai più che quarantennale e nel frattempo le caratteristiche e peculiarità non sono mai venute meno. Tuttavia sembra che il contestato rinnovo o meno della molecola non interessi più di tanto ai produttori della molecola del glyphosate. Perché? Probabilmente perché la produzione e vendita della molecola non da più profitti adeguati. Ecco quindi che sono gli agricoltori che dovrebbero prendere l’iniziativa per tutelare tecnicamente e soprattutto economicamente la loro professione, purtroppo anche loro sembrano agnostici. Dovrebbero preoccuparsene anche i cittadini perché in fin dei conti se rincara il costo di produzione del cibo è sui loro portafogli che esso va ad incidere, ma la cattiva informazione che accolgono in modo acritico li ha resi refrattari alle analisi obiettive. Ci si preoccupa della gente affamata, ma non si pensa che se i componenti di una famiglia contadina povera riesce a risparmiare tempo per mantenere pulite le proprie coltivazioni, questo tempo lo può impiegare in altre cure colturali? Mancata concorrenza delle malerbe e miglior cura dei raccolti significano alla fine più cibo disponibile non vi pare?
 

 8°

Nei punti precedenti abbiamo delineato i punti di forza della molecola del glyphosate come diserbante, questi vantaggi risaltano ancora di più se ipotizziamo l’uso di altri eventuali prodotti in sua sostituzione. Tralasciamo la zappa, in quanto si deve immaginare di tornare ad impiegare anche lavoro minorile, o altre amenità improponibili e immaginiamo di riprendere i prodotti già usati. Riadottiamo il “paraquat”? Se lo si fa, però si deve sapere perché è stato abbandonato (qui).
Esso inoltre agisce solo sulle parti verdi disseccandole, ma lascia intatte le radici ed fusti sotterranei. E’ vero che in questo caso gli ambientalisti insorgerebbero, solo che è lecito chiedersi perché non riflettono sul rischio dell’impiego di lavoro minorile o di diseredati in cerca di un tozzo di pane? 

 9°
Si possono ben comprendere le reticenze di fronte ad una sostanze che appartiene alla categoria denominata “dei pesticidi” (indipendentemente dal fatto che noi latini diamo una valenza totalmente distorta del vocabolo derivato dalla lingua inglese: “pest” non è sinonimo di “peste”), ma non si possono chiudere gli occhi di fronte ai dati di fatto delle foto sotto.
 

10°

Certo con quanto qui riferito non si vuole far cambiare idea agli ideologici dell’ambientalismo, d’altronde non si vuole emulare Sisifo. Essi hanno provocato il pronunciamento dello IARC circa una “probabile cancerogenicità” e dato che lo IARC è una emanazione dell’OMS (Organizzzazione Mondiale della Sanità) hanno iniziato il battage lasciando intendere che il pronunciamento era avvallato da cotanto consesso autorevole, quando invece non era proprio così: (qui)
Le istituzioni Europee sono subito insorte di fronte a questa decisione ritenendo lo studio IARC non ben condotto: (qui)
Il coautore di uno studio ritenuto apportatore di prove sulla genotossicità del glyphosate ha dichiarato che lo IARC ha male  interpretato i dati del suo lavoro:qui
Infine l’agenzia federale tedesca BfR che è la responsabile del dossier dell’UE sul glyphosate ha accusato lo studio dello IARC come mancante di credibilità: (qui)
Il Direttore generale dell’EFSA si è esposto personalmente per contestare lo studio in una audizione al parlamento europeo: (qui)

L’autorità e l’obiettività dello IARC è messa a dura prova dal fatto che:
  • Christopher Portier era un funzionario della ONG antifitofarmaci americana Environmental defense Funa (EDF).
  • Christopher Portier nel 2014 è divenuto presidente del comitato consultivo di esperti dello IARC sulla scelta delle priorità da perseguire per il futuro e tra queste vi è stato compreso il glyphosate. Lo IARC in questa occasione ha tenuto nascosto che il Portier era stato in paga dell’EDF di cui sopra.
  • Christopher Portier nel 2015 è stato il solo rappresentante esterno del gruppo di lavoro dello IARC sul gliphosate con le funzioni di consigliere tecnico, quando contemporaneamente è ancora nel libro paga della predetta ONG anti-pestici ed era stato autore di molti articoli contro la Monsanto.
  • Christopher Portier era un esperto senza cognizioni di tossicologia
Tutto questo è successo quando al glyphosate era stata data una priorità media dallo stesso Comitato consultivo, evidentemente vi è stata un’accelerazione per decretarne la “probabile cancerogenicità” prima che l’UE decidesse l’avvio delle pratiche di rinnovo dell’omologazione del glyphosate per altri 15 anni.
Ciò è tanto vero se si pensa che la decretazione dei “probabile cancerogenicità- 2A” delle carni rosse e “la sicura cancerogenità -1) delle carni conservate è stata resa nota successivamente. Non solo, ma la campagna mediatica è finita poco dopo l’annuncio, mentre quella contro il glyphosate dura da un anno e siamo nel momento culminante.  (qui)

In conclusione vi sono più di 3000 studi che concludono che il glyphosate è sicuro e solo un pugno di pubblicazioni di scientifici militanti (vedi in particolare Stephanie Seneff) qui ) che affermano il contrario. Ebbene lo IARC li ha scartati quasi tutti ed ha basato la sua conclusione solo su 14 studi in cui solo otto facevano supporre genotossicità, mentre sei non la suffragavano. Ecco come prendono le decisioni i nostri ministri, possiamo fidarci di un ministro della salute come la Lorenzin quando prenderà decisioni ben più influenti sulla salute umana. L’agire del ministro Martina non fa regola, tanto ha dimostrato di essere eterodiretto.


Nota. L’articolo ricalca un lavoro apparso su: (qui)


Alberto Guidorzi
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureto in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.

8 commenti:

  1. Gentile Guidorzi, quali sono i 12 fitofarmaci utilizzati in agricoltura biologica più tossici del glyphosate. Grazie Guido Perfetti

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  2. Ecco un elenco non esaustivo: Spinosad, Rame, Piretrine, Piperonil butossido, Olio minerale paraffinico, Olio di Neem, Deltametrina, Bicarbonato di potassio, azadiractina, Sale, Aceto, Fosfato ferrico, polisolfuro di calcio, Olio di chiodi di garofano

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    1. E su cosa basa l'affermazione che quei principi attivi elencati siano più tossici del gliphosate? Olio di neem e azadiractina hanno il medesimo principio attivo (azadiractina, appunto). Il Bicarbonato di potassio utilizzato contro alcune crittogame per via fogliare quale effetto dannoso esplica? La deltametrina è ammessa solo in trappole, con attrattivo feromonico per alcuni insetti (mosca olearia, ad esempio) e non finisce in ambiente. Sale e aceto nella pratica non sono utilizzati. Spinosad è ammesso in numero limitato di trattamenti (generalmente 3). Quello che emerge è che i principi attivi nel bio, seppure hanno una certa tossicità (è ovvio che la hanno) sono regolamentati nel loro utilizzo. Diverso è il caso dei diserbanti.
      Per precisione, non troverà nel Reg. CE 834/07 (quello sul Bio) alcun punto ove si ammette il "diserbo" con sale e aceto.
      Saluti. Federico

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    2. Se sai cos'è il DL50 fai il confronto e poi vieni a contestarmi.

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    3. Anonimo

      Mi hai voluto beccare sul fatto che abbia nominato olio di Neem e azaridactin come se fosse una ripetizione. Invece non lo è anzi è la dimostrazione delle incongruenze dettate dalla sola ideologia di voi fautori della "religione biologica". Spero che tu sappia che Olio di neem (che contiene azaridactina) è il solo ammesso in bio, mentre l'azaridactina sintetica non lo è.
      Ebbene perchè non spiegate ai consumatori che l'olio di neem è molto polivalente perchè contiene una serie di altre sostanze che con l'estrazione spesso artigianale vanno a finire nel prodotto commerciale? Sono circa una ventina e ne cito qualcuna: salanine, méliantrol, nimbolide, nimbide, et l'acide nimbidinique. Ebbene è questa eterogenità di componenti che fa si che l'Olio di Neem serva come fungicida, insetticida (si usa contro le pulci e contro la malria), ma anche come contraccettivo maschile. A proposito glielo dite ai consumatori che usate un perturbatore endocrino? Altro aspetto, glielo dite ai consumatori bio che l'olio di neem ha un'autorizzazione molto facilitata in quanto prodotto naturale e quindi nessuna sostanza delle venti sopraddette è valutata per i suoi effetti sull'uomo? LO dite ai consumatori che non vengono testati i residui di olio di neem negli alimenti bio? Eppure i vostri consumatori pagano i prodotti bio anche l'80% in più. Solo che fate credere loro, imbrogliandoli, che non ci sono residui e se ci sono sono innocui. Anzi lasciate credere loro addirittura che non usate pesticidi.

      La chimica si è interessata al prodotto Olio di Neem ed ha visto che l'effetto maggiore è esercitato dall'azaridactina e quindi l'hanno sintetizzata pura e senza quella caterva di altre sostanze ad effetto sconosciuto che contiene l'olio di Neem.

      Mi sapete dire qual'è la logica per cui l'azaridaztina sintetica non si può usare in bio e l'olio di neem si che è tra l'altro castrante. E poi mi vieni a dire che c'è un regolamento? Ma se l'olio di neem uccide api ed insetti pronubi e la fauna acquatica. A proposito di diserbo quanti passaggi di diserbo credi che si facciano in agricoltura convenzionale. Forse più di 3? Ma allora non sei mai stato in campagna perchè se una coltura mi costa tre diserbi tutti gli anni è meglio che la metta fuori rotazione in quanto non mi darà mai reddito. Ma cosa credi di parlare con uno sprovveduto?

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  3. Mi giunge notizia che a Bruxelles non sarebbe più in discussione la molecola del gliphosate, bensì la messa al bando di certi coformulanti del prodotto commerciale (una molecola di surfattante in particolare)

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  4. L’ipocrisia fatta regola per decisioni politiche…e noi li paghiamo!!!!

    http://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2016/04/14/glifosato-il-parlamento-ue-chiede-di-autorizzarlo-per-7-anni/48329?utm_campaign=newsletter&utm_medium=mail&utm_source=kANSettimanale&utm_term=529&utm_content=2431

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  5. Per conoscenza:
    http://www.disinformazione.it/celiachia_glifosate.htm
    (esistono molti articoli simili in rete)

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