venerdì 1 marzo 2019

PAC E UE 2030

di ALBERTO GUIDORZI

 


Vorrei sottoporre all’attenzione e possibilmente alla discussione dei lettori di Agrarian Sciences due note: La prima è una sintesi che di un documento edito dall’IREF (institut recherche économique et fiscales) su ciò che ha rappresentato e rappresenta la PAC agricola, la seconda invece è anch’essa una sintesi, ma di una prefigurazione dell’UE sull’agricoltura europea fino al 2030. Mi paiono documenti interessanti e che ci proiettano in scenari per ora alquanto imperscrutabili nelle conseguenze socio-economiche future, ma che comunque a mio parere sono degne di riflessioni. 


1° DOCUMENTO

Ogni agricoltore comunitario che viene mantenuto in attività costerebbe al contribuente 375.000 € all'anno¹.
Le giustificazioni per sovvenzionare l'occupazione agricola sono numerose: La rivitalizzazione delle aree rurali deserte, l'agricoltura più verde, la protezione delle aziende familiari contro gli investitori stranieri. Dietro questi buoni sentimenti, però, si trova una disastrosa realtà economica. Gli aiuti europei alla politica agricola comune (PAC) sono delle stampelle per gli agricoltori UE, solo che questi hanno già “rotto le gambe”.
Un recente studio dell'Università di Lovanio ha esaminato l'efficacia della PAC nel mantenimento dell'occupazione agricola nell'Unione europea (UE). Gli autori sottolineano che i sussidi europei sono tutt'altro che efficaci, dal momento che in media quasi 180.000 agricoltori europei continuano a scomparire ogni anno; ciò nonostante i finanziamenti pubblici dell'UE.
Gli autori dimostrano che una riduzione del 10% del bilancio della PAC aumenterebbe questa perdita di addetti di circa 16.000 posti di lavoro. In altre parole, un decimo dei 60 miliardi di euro spesi ogni anno rallenterebbe la caduta dell'occupazione agricola di soli 16.000 posti di lavoro. Ciò equivale per il contribuente europeo a spendere circa 375.000 euro all'anno per mantenere in attività un agricoltore! Sarebbe molto più economico elargire a queste persone comodi sussidi di disoccupazione, piuttosto che continuare questa cattiva gestione improduttiva.


Evoluzione della spesa della PAC dal 1990. Fonte: DG agricoltura e sviluppo rurale.


SITUAZIONE FRANCESE

L'IREF ha pubblicato nel 2018 un rapporto completo sulla situazione catastrofica dell'agricoltura francese. Si è calcolato che includendo il finanziamento del deficit colossale dell'Amministrazione sociale agricola, il contribuente francese è costretto a pagare quasi 33 miliardi di euro per il settore ogni anno, ossia circa 100 euro per famiglia al mese.

SOVVENZIONI IMPORTANTI, MA PER OTTENERE SOLO UNO SMACCO

Come spiegano gli autori dello studio, le sovvenzioni dell'agricoltura date in nome del mantenimento dell'occupazione possono essere talvolta controproducenti, cioè eliminare posti di lavoro! Infatti Le sovvenzioni possono essere dirottate verso investimenti eccessivi in ​​macchine che sostituiscono i lavoratori. Possono essere usati per espandere le aziende, il che riduce il loro numero. Oltre a questi risultati, i sussidi generano molti effetti perversi: quali illusioni di ricchezza, costi amministrativi aggiuntivi, scandali di corruzione o redistribuzione del reddito dai produttori più poveri a quelli più ricchi.
I calcoli dell'IREF mostrano che l'ammontare dei sussidi per motivi non strutturali è approssimativamente uguale a quello che rimane per l'agricoltore dopo aver pagato le sue spese (reddito operativo netto). Concretamente, per 1 euro di sussidio, un operatore ottiene circa 1 euro di reddito. A peggiorare le cose, in molti casi sarebbe più conveniente ricevere la sovvenzione e non lavorare. Perché mantenere una tale illusione di produttività a spese dei contribuenti? Soprattutto se teniamo conto che vi è la tendenza a sovvenzionare le aziende più piccole, che, però, spesso sono le meno competitive.
E’ una constatazione ampiamente condivisa dalla Corte dei conti europea e che conferma le analisi dell'IREF. I magistrati non usano mezze parole. La valutazione e la condotta per obiettivi sono considerati insufficienti. Inoltre il monitoraggio dell'ecologizzazione della PAC risulta "molto incompleto". L'aiuto è ingiustificato perché si basa su situazioni storiche passate. Il calcolo delle sovvenzioni assegnate fino al 2015 era basato sulle cifre della produzione 2000-2002! La Corte dei conti europea rivela persino casi di guadagni imprevisti per alcuni agricoltori che godono di diritti di pagamento storici per terreni che non sfruttano più.
La Corte spiega che "i diritti acquisiti per il pagamento di aiuti diretti disaccoppiati costituivano, per alcuni beneficiari, una rendita in quanto titolo di proprietà negoziabile " e che "una parte del valore dell'aiuto sarebbe stata riscossa a monte e a valle delle filiere. Inoltre, "gli effetti del greening sono considerati limitati, se non zero, a causa, appunto, dei bassi requisiti e dei regimi di esenzione. I magistrati concludono che l'efficacia dell'aiuto è incerta sia sul reddito degli agricoltori, sia sull'economia delle aziende che sull'ambiente²⁻³.

UNA RISPOSTA SBAGLIATA PER UNA CATTIVA CONSTATAZIONE

Nonostante queste sovvenzioni, la situazione degli agricoltori francesi è drammatica. Era il terzo maggiore esportatore al mondo 15 anni fa, oggi la Francia è al sesto posto dietro Paesi Bassi e Germania. Questo calo della competitività è accompagnato da un drastico calo dei redditi di un gran numero di agricoltori: un terzo di essi ha guadagnato meno di 350 euro al mese nel 2015, La Corte dei conti ha rivelato che il numero di agricoltori beneficiari di RSA (ndr. Una specie di Cassa integrazione) è passato da 8000 nel 2010 a 33 nel 2016. Si dice che un problema ben posto è risolto a metà, ma in agricoltura sembra che il detto non valga. L'occupazione non è fine in sé stessa, deve essere un mezzo per raggiungere la creazione di ricchezza. L'agricoltura sta guadagnando in produttività dalla fine della seconda guerra mondiale. Meccanizzazione, input di sintesi, biotecnologie, la rivoluzione verde rende possibile produrre di più e meglio. Il bisogno di lavoratori sta diminuendo e questa è una grande notizia. Mantenere l'occupazione a tutti i costi significa rischiare di ridurre la competitività dell'agricoltura.
Ciò che uccide l'agricoltura è la sua burocratizzazione. Una vera e propria struttura tecno-amministrativa ha imprigionato contadini con quasi un funzionario per ogni 20 aziende agricole e più sono sorte più di 30 organizzazioni corporative pubbliche e para pubbliche. Quasi 12 diverse amministrazioni hanno il diritto di controllare gli operatori. Un sondaggio stima che gli agricoltori trascorrano in media 9 ore alla settimana a elaborare i loro documenti per 57 ore di lavoro a settimana.
"Se progredisce tassatela, se continua a muoversi regolatela, se smette di muoversi sovvenzionatela”; ecco sembra proprio che questa famosa citazione di Ronald Reagan sia perfetta per descrivere la terribile situazione degli agricoltori del paese. La PAC post-2020 è in fase di negoziazione. Nessuna tendenza a liberare gli agricoltori dall'assistenzialismo è all'orizzonte. Nel cercare di tenere a galla tutte le aziende agricole a suon di miliardi si affonda tutta l'agricoltura . Smettiamola con questa cultura di sussidi, liberiamo gli agricoltori dal giogo amministrativo, facciamo che il meno competitivo giri pagina e che il più performante conquisti nuovi mercati producendo di più e meglio!

2° DOCUMENTO



I REDDITI AGRICOLI NOMINALI DEGLI AGRICOLTORI EUROPEI NON AUMENTEREBBERO FINO AL 2030 (SINTESI)

Secondo la Commissione europea, da qui al 2030 il reddito degli agricoltori diminuirà in termini reali, ma rimarrà stabile per attivo agricolo a causa del calo del numero di agricoltori europei attivi. L'aumento del valore della produzione agricola sarebbe assorbito da quello dei costi. 

La Commissione europea presenta una panoramica dell'agricoltura europea fino al 2030 tramite uno studio di 124 pagine⁴ intitolato « EU Agriculture outlook, for markets and income, 2018-2030 » (prospettive agricole, per mercati e redditi , 2018-2030). La commissione compie ogni anno in questo esercizio, ma quest'ultimo studio ha un carattere particolare poiché la prossima riforma del Pac sarà presto in discussione. Tuttavia, le previsioni economiche della UE si basano sulle tendenze osservate negli anni passati senza nemmeno tener conto dell'impatto della transizione agroecologica che si vuol dare all'agricoltura europea. Essa l’ha solo menzionata, ma il passaggio non sarà ininfluente nel peggiorare le cose. In effetti, l'agricoltura europea simulata fino al 2030 è calata nel contesto della globalizzazione. Gli agricoltori sono lasciati a sé stessi di fronte alle forze del mercato, ma intanto altri importanti paesi esportatori rafforzano le loro politiche agricole. Infatti, il valore della produzione agricola della "azienda agricola UE" aumenterebbe in volume e soprattutto in valore entro il 2030 e rispetto agli anni 2016-2018. Ad esempio aumenterebbe di 195 €/t per il grano e 395 €/t per il latte per esempio). Il mix di prodotti a più alto valore aggiunto contribuirebbe sostanzialmente all'aumento del fatturato europeo. Il settore lattiero-caseario europeo, già impegnato in questo processo, continuerà a farlo nei prossimi anni. Tuttavia, il valore della produzione agricola dei 13 paesi europei che hanno aderito all'Unione europea nel 2004 (paesi dell’Est), sarà nel 2030 ancora cinque volte inferiore a quello dei 15 paesi UE occidentali. Solo una parte dell'agricoltura della zona orientale dell'Unione sembra davvero integrata nell'economia di mercato. Il tasso di crescita annuale del 2,7% non sarà sufficiente a compensare le differenze di ricchezza prodotte tra l'ovest e l'est del continente. Inoltre, l'aumento previsto del fatturato delle aziende agricole europee sarebbe appena sufficiente a compensare quello dei costi di produzione. Si prevede un aumento di circa il 2% all'anno dei costi entro il 2030, generato dai prezzi dell'energia e quindi dai fertilizzanti e dai combustibili. Di conseguenza, il reddito per attivo agricolo europeo rimarrebbe stabile in termini reali, se invece si tenesse conto della diminuzione degli attivi il reddito diminuirebbe del 20% rispetto agli anni 2016-2018. Lo stesso fenomeno è stato osservato per decenni in Francia. Ci si prepari quindi a vedere continue espulsioni dal settore ed anche fallimenti. In altre parole, l'aumento della produttività e il valore aggiunto della produzione agricola non sarebbe una prerogativa che caratterizzerà l'agricoltura europea fino al 2030.
Queste prospettive non sono piacevoli. Gli agricoltori europei meriterebbero di meglio perché il pianeta ha bisogno di loro per garantire la sicurezza alimentare agli abitanti del pianeta. I mercati mondiali non potranno fare a meno dei 323 milioni di tonnellate di grano che gli agricoltori UE produrranno entro il 2030 e dei produttori di latte (186 milioni di tonnellate l'anno). L'Unione Europea ha un potenziale di crescita della produzione di 1,3 Mt all'anno, cioè ben al di sopra di quello della Nuova Zelanda (0,4 Mt /anno) o degli Stati Uniti (0,7 Mt /anno).

Successivamente il documento analizza l’agricoltura biologica e prefigura forti distorsioni.
Da qui al 2030, l'agricoltura biologica europea rimarrà un settore produttivo più ricco di occupazione ma non necessariamente più remunerativo rispetto all'agricoltura convenzionale. In effetti, i paesi europei non sono su un piano di parità. Il passato e il modo di superare i sistemi convenzionali hanno un enorme impatto sui costi di produzione una volta che ci si è convertiti al biologico. Nel loro insieme i costi medi di produzione per ettaro delle aziende biologiche sia in Francia che in Germania sono superiori a quelli delle aziende agricole convenzionali. Per contro in Austria e in Polonia, la produzione di biologico è più economica di quella convenzionale. La differenza dei costi in Polonia è di 500 €. L'interazione tra diversi fattori spiega queste differenze. Prima di tutto il costo del lavoro è più alto in Francia e in Germania rispetto alla Polonia. Questo è un fattore determinante. I costi operativi di un ettaro in agricoltura biologica ammontano in media a 2100 € in Francia, 1800 € in Germania e solo 700 € in Polonia. In un contesto di competitività, le aziende biologiche con dipendenti da pagare saranno economicamente più vulnerabili se i prezzi dei prodotti venduti non saranno sufficientemente remunerativi. Gli stipendi sono dei costi fissi. In Polonia, tuttavia, la forza lavoro è basata sulla famiglia e la sua remunerazione è più flessibile. Infine, le agricolture polacca e austriaca valorizzano meglio dei sistemi già di per sé estensivi. Le unità produttive dell'agricoltura biologica polacca e austriaca sono già molto estese. Di conseguenza, i costi diminuiscono perché il consumo di input è inferiore. L’avvento di robot e lo sviluppo dell’agricoltura di precisione potrà dare in futuro dei margini di manovra per gestire in modo più flessibile le aziende biologiche.


¹https://fr.irefeurope.org/Publications/Articles/article/PAC-chaque-emploi-agricole-sauve-couterait-375-000-euros-par-an-au-contribuable

²https://www.ccomptes.fr/system/files/2019-01/20190110-refere-S2018-2553-aides-directes-FEAGA.pdf

³https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR17_21/SR_GREENING_IT.pdf

https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/food-farming-fisheries/farming/documents/medium-term-outlook-2018-report_en.pdf

 

Alberto Guidorzi
Agronomo. Diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.
 

 

1 commento:

  1. Qui trovate 10 proposte per quanto riguarda l'impasse dell'agricoltura francese, forse qualcuna andrebbe bene anche per l'Italia.

    https://www.contrepoints.org/2019/03/02/338438-10-mesures-face-a-leffondrement-de-la-competitivite-agricole-francaise

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