domenica 15 febbraio 2015

All’Illustrissimo Signore Galileo Galilei


di Antonio Saltini





Oggi si celebrano i 451 anni della nascita di G. Galilei, nello stesso periodo, l' anno scorso, si è svolto a Firenze il 32° convegno internazionale dell'agricoltura biodinamica.
Vi presentiamo la lettera del prof. A. Saltini a rivendicare "l'autonomia della scienza dalla fede" scritta per quell'occasione.




All’Illustrissimo Signore
Galileo Galilei
Mathematico primario dello Studio di Pisa e Filosofo del Ser.mo Gran Duca di Toscana
presso la sua villa Il Gioiello in Arcetri


Chiarissimo e colendissimo Signore,

                                                          chi scrive a vostra Signoria è della medesima umilissimo e fedelissimo discepolo, mosso da sgomento per l’infame disonore recato dalla vostra medesima Città alla memoria Vostra accogliendo e onorando tra i propri edifici e insigni piazze il sabbah di streghe, negromanti e fattucchiere riuniti dall’Orbe intero per celebrare le menzogne di una dottrina che ripugna tutte le norme che Vostra Signoria enunciò e diffuse, dono di intelletto illuminato da supremo amore del Vero, per ricercare l’autentica conoscenza della fisica costituzione e del meccanico moto degli enti esistenti nell’Universo, quali furono costituiti, e quali ebbero ordine di portarsi dalla volontà del supremo Creatore delle cose tutte. 

                 L’esecrabile banda cui Fiorenza ha aperto gioiosamente le porte si è riunita simulando il proposito di istruire i coltivatori dei campi a meglio impiegare le ricchezze della Natura per ricavarne più copiosi prodotti e più confacenti alla salute dei nostri corpi, ma del proposito già tradivano la falsità i procedimenti suggeriti, tutti concepiti nell’assoluta ignoranza delle leggi obiettive di Natura e additati alla derisione dalla stessa banalità loro, la banalità di amuleti, pozioni e sortilegi usati da arioli e pitonesse dal tempo degli adoratori di scimmie e coccodrilli. Ma l’intento esplicito, già in sé immondo, ne celava altro assolutamente orrendo: aruspici e fattucchiere riuniti in Fiorenza si proponevano di celebrare, onorando la memoria di un negromante teutonico, non solo la violazione di ogni legge di ragione, ma assai più di ogni norma di umana disciplina e di civile convivenza. Con la complicità dei reggitori della città, e nella supina indifferenza dei suoi cittadini, comprendendo tra essi il clero intero, la conventicola riunita in Fiorenza non si saziava della proclamazione dei magici poteri di concozioni e abominevoli misture, consistendo il suo intento autentico nell’onorare il maestro di paranoiche visioni che fornì al più efferato tiranno di ogni tempo la suggestione che derivassero gli esseri umani da migrazioni successive da pianeti diversi, e che avessero le potenze infernali stabilito che provenissero da quei pianeti, a distanza di tempi dettate dalla fantasia del vate, uomini di natura sempre più elevata, cosicché non fossero i primi venuti che entità brute rispetto ai successivi, i quali avrebbero avuto potestà di usare gli uomini più antichi, o inferiori, quali bestiame da impiegare o annientare secondo il proprio capriccio. L’applicazione della dottrina fu la carneficina, dove giungessero i carri da guerra del despota germanico, di milioni di uomini, donne e bambini, i più infelici condannati a impiegare le ultime energie, in immani città dell’orrore, a servizio dei propri carnefici, fino ad essere eliminati, quando di energia fossero, ormai, privi, con un preparato chimico, come i vermi o le mosche.

            Quanto più mi atterrisce, illustre Signore, è l’immenso abisso che l’esecrabile evento ha dimostrato tra la vanità della vostra Città, che, per ricolmare di viaggiatori locande e osterie celebra il vostro nome in sontuosi musei, accademie e biblioteche, l’opportunismo delle autorità cittadine e l’ottusa indifferenza del suo popolo, tra cui nessuna voce si è levata a denunciare il delitto. Accresce la costernazione ricordare che non solo proclamò vostra Signoria da Fiorenza le leggi per comprendere l’ordine delle entità astrali che si intersecano negli spazi infiniti e dei gravi che appoggiano sulla superficie della Terra che tutti ci accoglie e alimenta, ma che fu nella medesima Fiorenza che uomini di intelligenza eccelsa applicarono, primi nel consorzio delle nazioni civili, il metodo da vostra Signoria elaborato per una nuova, più vera conoscenza del mondo delle entità viventi, dei processi che ne consentono la sussistenza, delle malattie che ne minacciano la vita. Primi tra tutti vogliamo ricordare Francesco Redi, fisico sommo e poeta amabilissimo, Antonio Micheli, innovatore della scienza dei vegetali, e Giovanni Targioni Tozzetti, scopritore della causa delle malattie delle piante, per lunghi millenni occasione di carestie e sofferenze infinite, primo principe dell’ accademia cittadina che avrebbe promosso il progresso delle coltivazioni e l’impiego ragionevole dei doni della Terra. Ricordando, amaramente, che quell’Accademia tuttora sussiste, e che vanta succursali e adepti in ogni regione d’Italia, appare il suo silenzio non solo affronto a vostra Signoria, ma tradimento delle proprie origini e nobiltà primitiva. Siccome se è vergogna l’acquiescenza del volgo, che figlia dell’ignoranza può essere riconosciuta, tale non può giudicarsi quella dei dotti, soprattutto se vantino quei dotti eredità tanto insigne. Devesi, infatti, il loro silenzio condannare, quale si è, correità a delitti di cui non possono negare la conoscenza: non può, quindi, la loro inerzia scusarsi quale figlia di ignoranza, devesi, anzi, condannare quale vera correità alle imprese dei pravi, nella tragica circostanza ai riti di maghi e streghe, e, quanto è più disonorevole, agli onori pubblicamente tributati , a Fiorenza, ad un profeta di demoniaca sopraffazione. 

            Sicché, ricordando quanto amò, la Signoria vostra, il Sommo tra i poeti, e con quale perizia ne illustrò i versi, così da acquisire i titoli di maggiore tra i chiosatori del poeta supremo, non si può che chiudere questa mia, a sopportare l’onta per la prosternazione della Città al dottore satanico che tra cento pagine incomprensibili evoca, con sconcertante lucidità, i propri incontri con Lucifero, Satana e Arimane, il nume del male onorato dai maghi persiani, la terzina che mille volte, tra avversità e avversioni della vita, vostra Signoria ripeté mentalmente: 


Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande,
che per mare e per terra batti l'ali,
e per lo inferno tuo nome si spande!



Data in Milano il 4 marzo nell’anno MMXIV dalla nascita di N. S. dal vostro devotissimo

dottore Antonio Saltini


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